William Shakespeare: il mistero della sua scrittura
di Moreno Stracci
William Shakespeare, il nome sinonimo di genialità teatrale, è curiosamente avvolto da un velo di oscurità riguardante la scrittura delle sue opere. Le poche notizie che si hanno sull’autore hanno acceso, a partire dall’Età Vittoriana un persistente dibattito letterario conosciuto come The Shakespeare authorship question. La questione, sostenuta da diversi studiosi, riguarda il dubbio che le opere attribuite a Shakespeare siano state in realtà scritte da altri autori coevi.
La nostra conoscenza della vita di Shakespeare deriva principalmente da alcuni documenti ufficiali come i certificati di battesimo e matrimonio. Nato a Stratfordupon-Avon nel 1564, sposò Anne Hathaway ed ebbe tre figli. I documenti lo mostrano coinvolto nella scena teatrale londinese dalla fine degli anni ’80 del Cinquecento tuttavia, scarseggiano documenti riguardanti la sua istruzione, la scrittura stessa delle sue opere e, in generale, sulla sua vita quotidiana. Questa mancanza di dettagli biografici ha portato alcuni studiosi a mettere in discussione la possibilità stessa che l’uomo di Stratford possedesse la cultura che invece ritroviamo nelle opere e anche una certa profondità intellettuale.
I sostenitori delle teorie alternative sull’autore sottolineano apparenti discrepanze tra la vita documentata di Shakespeare e la grandezza delle opere. I documenti a nostra disposizione suggeriscono che Shakespeare abbia ricevuto un’istruzione elementare che non si accorda con le vaste conoscenze delle quali le sue opere abbondano: storia, diritto, filosofia, cultura classica, scienze, lingue straniere, Inoltre, a detta degli scettici, le sue opere si addentrano profondamente nelle macchinazioni tipiche dell’ambiente aristocratico e di corte.
E questo stride con la mancanza di informazioni sulla sua vita, che di conseguenza viene ritenuta semplice.
In tale prospettiva, alcuni studiosi hanno proposto dei nomi di intellettuali coevi a Shakespeare che potrebbero essere i veri autori delle sue opere. Tra questi ritroviamo Edward de Vere, XVII Conte di Oxford, un aristocratico ben educato con connessioni con la corte e il teatro; Sir Francis Bacon, il rinomato filosofo, scienziato e statista. Tuttavia, se l’abilità intellettuale di Bacon si allinea con la profondità delle opere, il suo stile di scrittura è molto diverso. Infine, troviamo
Christopher Marlowe, il celebre drammaturgo dell’epoca. Marlowe morì a soli 29 anni, in una rissa. Alcuni ipotizzano che abbia simulato la sua morte e abbia continuato a scrivere sotto lo pesudonimo di Shakespeare.
La questione della paternità delle opere di Shakespeare si basa in gran parte su prove circostanziali: analisi stilistica che confronta le opere dei presunti autori con quelle di Shakespeare, riferimenti storici all’interno delle opere che potrebbero risuonare maggiormente con le esperienze di vita di un candidato specifico e parallelismi biografici tra i presunti autori e i personaggi. Tuttavia, non ci sono prove definitive a sostegno di alcun candidato alternativo.
Nonostante le affascinanti teorie alternative, la maggior parte degli studiosi ritiene che William Shakespeare di Stratford abbia scritto le opere a lui attribuite. Essi sostengono che, sebbene limitati, i documenti sopravvissuti offrono un quadro coerente della carriera di Shakespeare come drammaturgo e impresario. Inoltre, le opere stesse dimostrano una chiara evoluzione di abilità e conoscenza, suggerendo un unico autore che si artisticamente evoluto nel tempo. Infine, il mondo teatrale dell’Inghilterra elisabettiana era un ambiente collaborativo. È possibile che Shakespeare, anche senza un’istruzione formale, abbia assorbito conoscenze e vocabolario attraverso il suo lavoro in teatro. Non è poi così raro trovare grande cultura in persone senza titoli di studio.
La questione su Shakespeare rimane un affascinante enigma letterario.
Mentre il dibattito potrebbe non essere mai definitivamente risolto, sottolinea il potere duraturo dell’affascinante esperienza letteraria di Shakespeare.
Che siano state scritte dall’uomo di Stratford o da un’altra mano, le opere continuano a risuonare con il pubblico di tutto il mondo, a testimonianza della loro grandezza senza tempo.
Una grandezza non basata sulla cultura di cui sono farcite ma sulle passioni, sui sentimenti dai quali scaturiscono e che ci permettono di dire, chiaramente, che Shakespeare conosceva la natura umana. Ed è questo che ha reso le sue opere, come poche altre nel panorama delle arti mondiali, eterne.
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