SPECIALE: Sirene, un mito senza tempo
Le sirene sono creature leggendarie il cui mito affonda nella notte dei tempi in tutte le culture del mondo. Nei racconti le sirene sono conosciute per la loro bellezza e per la loro voce melodiosa che attira i marinai, spesso causando naufragi e incidenti marittimi. Le storie sulle sirene, seppur nelle varianti culturali, sono spesso associate a simbolismi come la seduzione, l’attrazione pericolosa e la tentazione, descritte come creature malvagie che cercano di attirare i marinai verso la loro morte, oppure come creature innocenti che desiderano solo interagire con gli umani, la dualità umana. Oggetto di ispirazione per molte opere d’arte, letteratura e musica nel corso dei secoli, ai giorni nostri, il mito delle sirene è ancora indagato e interpretato da studiosi e appassionati di mitologia ma anche da ricercatori in cerca di possibili tracce reali del mito.
Le sirene di Cristoforo Colombo
È comune credere che Cristoforo Colombo abbia avvistato le sirene durante il suo viaggio verso il Nuovo Mondo nel 1492. Nel suo diario di bordo, Colombo scrisse di aver visto creature marine che interpretò come sirene. Ma le sirene avvistate dal Genovese erano molto diverse dalla descrizione classica delle belle creature metà donna e metà pesce che tanti cuori infranti hanno prodotto nell’immaginario collettivo. “Non sono belle nemmeno la metà di come le dipingono. I loro volti hanno tratti mascolini” così si legge nel suo resoconto. Oggetto di dibattito tra gli studiosi, probabilmente Colombo avvistò dei mammiferi marini come i lamantini o le foche, che potrebbero essere stati scambiati per sirene a causa della loro somiglianza con queste figure mitiche.
Le sirene coreane
La nave Sperwer dopo oltre sei mesi di navigazione, naufragò il 15 agosto 1653 sulle coste dell’isola Quelpart o Jeju nella Corea del Sud. A bordo della nave c’era l’esploratore olandese Hendrick Hamel che venne catturato con gli altri 35 membri dell’equipaggio per essere trattenuti a vita come previsto dalle leggi del paese. Riuscì ad evadere dopo 13 anni e al suo ritorno in patria scrisse il “Diario dello sfortunato viaggio della nave Sperwer” (Journal van de ongeluckige voyagie van’t jacht de Sperwer, 1668), il primo racconto di un testimone oculare sugli usi e le tradizioni ma anche sulle città della Corea del Sud. Hamel descrive tra le altre cose, le sirene che abitano l’isola. Ma chi sono queste sirene?
Famose per le loro abilità subacquee, le donne chiamate Kaenyo si tuffano in apnea nelle acque profonde (dai 10 fino ai 30 metri) per raccogliere frutti di mare e alghe commestibili e pescare merluzzi. Durante le emersioni e mentre lavoravano, queste donne cantano canzoni tradizionali. Probabilmente la loro melodia suscitò nel marinaio il parallelo con le leggendarie sirene, alimentandone involontariamente il mito. Oggi queste donne sono considerate un patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO, che ha riconosciuto il loro stile di vita e la loro pratica di pesca come un valore eccezionale da preservare per le generazioni future.
PAROLE: Sirenomelia – La sindrome della sirena è una malformazione congenita dove gli arti inferiori sono fusi insieme, apparendo come la coda di una sirena.
Le sirene nelle arti
Le sirene hanno affascinato gli artisti di diverse epoche, che hanno interpretato e rappresentato il loro ascino e la loro pericolosità in modi unici. Nel periodo della Grecia arcaica le sirene venivano raffigurate come donne dal corpo di uccello, le stesse che incontra Ulisse in mare, nel racconto omerico (Odissea libro XII – Il passaggio tra Scilla e Cariddi): per proteggere sé stesso e i suoi uomini dall’irresistibile richiamo delle sirene, l’eroe ordina ai suoi marinai di tapparsi le orecchie con la cera per non sentire il canto mortale delle ammaliatrici e di legarlo saldamente all’albero maestro della nave. In questo modo, Ulisse riuscì ad ascoltare il loro canto senza farsi sedurre e il viaggio fu salvo. Nel Medioevo, con le influenze cristiane, le sirene mutarono forma. Il Liber Monstrorum de Diversis Generibus, noto anche come “Libro dei mostri di varie specie”, è un’opera medievale del VIII secolo che descrive minuziosamente diverse creature mitologiche e mostruose. Tra queste le sirene “sono fanciulle marine che ingannano i navigatori con il loro bellissimo aspetto ed allettandoli col canto; e dal capo e fino all’ombelico hanno il corpo di fanciulla e sono in tutto simili alla specie umana; ma hanno squamose code di pesce che celano sempre nei gorghi”. Sono la personificazione dell’infedeltà, delle tentazioni, del pericolo ma anche della rigenerazione: rappresentate con la forma bicaudata, è facile trovarle sui capitelli delle decorazioni romaniche e gotiche delle chiese e dei monasteri. L’immagine delle sirene con la coda di pesce, è diventata particolarmente popolare nella cultura occidentale con l’epoca romantica e il movimento preraffaellita (XIX secolo).
Uno dei quadri più famosi è “La sirena” (A Mermaid) dipinto dal pittore preraffaellita inglese John William Waterhouse nel 1900, e con probabilità ispirata dai versi del poeta A. Tennyson. Quest’opera rappresenta una sirena solitaria seduta su una insenatura con lo sguardo a tratti malinconico ma anche sognate mentre si districa i lunghi capelli rossi. Il dipinto è caratterizzato da una dettagliata resa dell’ambiente marino, dove spicca la figura della ragazza che con le labbra appena aperte sembra intonare una melodia. L’opera di Waterhouse è diventata un’icona dell’immaginario collettivo e della bellezza misteriosa associata a queste creature mitiche.
Romantiche ed eteree nel XIX secolo, in epoca contemporanea le sirene sono state rappresentate delle volte come creature spettrali, inquietanti, amorfe come quelle di G. Klimt, R. Magritte, E. Munch, o avvolte in un alone da favola come quelle di M. Chagall.
Tra tutte le raffigurazioni delle sirene, quella che rimane fissata nella memoria collettiva è la statua di Copenaghen, realizzata dallo scultore danese Edvard Eriksen e inaugurata il 23 agosto 1913. La scultura è stata commissionata dal figlio del fondatore della birreria Carlsberg, Carl Jacobsen, che rimase affascinato dalla storia della sirenetta (Den lille Havfruedi) scritta da Hans Christian Andersen nel 1837, la storia che ha ispirato, tra gli altri, la pellicola della Disney del 1989, e che ha emozionato il mondo.
Chi vorrebbe essere una sirena
Che canta da sola
Pettinando i suoi capelli
Nelle profondità del mare,
In riccioli d’oro
con un pettine di perle,
su un trono?
da “The Mermaid” (1830) di A. Tennyson
CURIOSITA’: Tritoni – i tritoni sono nella mitologia antica il corrispettivo maschile delle sirene. Sono descritti come essere con testa umana, occhi e capelli verdastri, corpo equino squamoso e cosa di delfino
Una ricompensa per chi avvista le sirene!
Nel 2009 la città di Kiryat Yam, nel nord di Israele, è stata resa celebre da un’iniziativa molto singolare dell’allora Sindaco, Shmuel Sisso: a seguito di una dozzina di avvistamenti di una presunta sirena, fu approvata dal Municipio una ricompensa di 1 milione di dollari a chi riuscisse a provare l’esistenza della mitica creatura marina, “metà giovane donna e metà pesce che salta come un delfino e compie varie acrobazie prima di comparire”. Il premio suscitò l’interesse anche della stampa internazionale come la CNN e Sky News che inviarono delle troupe sul posto. Una trovata pubblicitaria? Probabilmente, eppure una associazione americana, la Mermaid Medical Association, minacciò il municipio di ritirare entro 10 giorni l’annuncio, altrimenti si sarebbe rivolta alla Corte di Giustizia olandese per intervenire in quanto la ricompensa “danneggia gravemente e oltraggiosamente la leggendaria eredità della sirena”.
Pamela Stracci
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Photo-video credits
“Haenyeo” by Baraka50
“Ulisses i les sirenes, British Museum” by Sebastià Giralt