SPECIALE: Intervista a Roberto Vacca, la costruzione del futuro
a cura di Pamela Stracci
Ingegnere, matematico, divulgatore scientifico, scrittore e saggista, accademico, futurologo, Roberto Vacca, classe 1927 è ancora affamato di conoscenza e in cerca di continui stimoli ma anche pronto a divulgare il suo sapere: è una di quelle menti geniali che non puoi non desiderare di conoscere! Numerose sono le sue presenze televisive, in particolare per RAI 2 dove molti ricorderanno le spiegazioni nella Rubrica “Parole per l’avvenire” quando ci meravigliava scrivendo al contrario sulla famosa lavagna di vetro a mo’ di Leonardo Da Vinci. Ha scritto quasi 50 libri tra saggistica, narrativa e divulgazione. Abbiamo il grande piacere e onore di ospitare nella redazione di Quia Magazine, l’Ing. Roberto Vacca. Professore grazie di cuore per questa intervista e come dico sempre, entriamo subito nel vivo!
Iniziamo da un suo libro che lessi molti anni fa che trovai e che tuttora trovo profetico: “Medioevo prossimo venturo, La degradazione dei grandi sistemi” edito per la prima volta nel 1972. Basandosi su rigorose analisi matematiche, che confermano come la storia della civiltà umana si snodi in fasi cicliche di evoluzione e regressione, lei ipotizzava o meglio avvertiva su possibili scenari di un futuro deterioramento della società: l’ingovernabilità dei grandi sistemi, la scarsità d’acqua e l’eccessiva produzione di rifiuti, la congestione urbana e la paralisi dei trasporti solo per citarne alcuni. Ecco, a distanza di quarant’anni da questo testo, ripeto, profetico, c’è qualcosa che vorrebbe aggiungere, togliere o rettificare?
In quel libro del 1971 sbagliai ad anticipare che l’esplosione della popolazione sarebbe stata bloccata da una catastrofe tecnologica e anche a stimare che un nuovo Medioevo sarebbe cominciato entro il millennio. Il rischio di un blocco tecnologico globale ancora esiste. Oggi i rischi non dipendono solo dalla crescita eccessiva. Il progresso scientifico e tecnologico rende disponibili strumenti nuovi: elaborazione dati, controlli automatici, produzione robotizzata, comunicazioni istantanee e diffuse, trasporti veloci. Alcuni strumenti nuovi, però, sebbene utili, possono implicare conseguenze negative. I problemi di oggi sono sempre più complessi, ma molti decisori non conoscono abbastanza economia, matematica, calcolo delle probabilità. Solo innalzando la cultura creeremo vette di competenza rappresentate dai decisori di domani. Un rischio serio è costituito dalle decisioni prese da elaboratori programmati in modo non trasparente. La società è più fragile perché i numeri crescono, la tecnologia è sempre più alta e sofisticata, ma operatori e utenti si adeguano lentamente.
Sempre in “Medioevo prossimo venturo” criticava severamente certi esponenti di movimenti di protesta secondo i quali: “La cibernetica e i calcolatori possono contribuire al controllo totale dell’esistenza umana”. Secondo Lei, oggi, quali sono le prospettive dell’Intelligenza Artificiale (AI)? Quali i rischi connessi al suo uso? Quale spazio dare all’AI affinché sia un mezzo di evoluzione che affianchi l’umanità e non divenga un elemento di regressione?
L’intelligenza artificiale riconosce simboli e configurazioni, controlla macchine, strutture di ricerca e di gestione industriale. Usa grandi basi dati (big data). È rischioso accettarne le risposte come verità indiscutibili come scrive il matematico Oliviero Stock, presidente Associazione Italiana Intelligenza Artificiale. Da Novembre 2022 l’azienda OpenAI (partner di Microsoft) ha reso disponibile il famoso “chatbot” [“robot chiacchierone”] CHATGPT (Generative Pretraining Transformer): è un sistema che interloquisce con l’utente che, in linguaggio umano, pone al sistema quesiti su problemi di ogni tipo e ne riceve risposte costituite da frasi che chiedono di riformulare il quesito o che suonano plausibili e contengono anche numeri, equazioni, immagini. Il CHATGPT è considerato un Grande Modello di Linguaggio [LLM = Large Language Model]. Sarebbe meglio chiamarlo “Interlocutore che risponde a quesiti consultando enormi base dati”. CHATGPT assembla risposte in lingue umane tanto correttamente che può indurre l’utente a ritenere siano generate da un umano. Non è trasparente – non dà informazioni sulle fonti da cui ottiene dati, né sulle procedure seguite per costruire risposte, che sono approssimate: talora utili, talora false, prive di senso o inventate (citando articoli inesistenti). Chiesta a CHATGPT la mia biografia, ha risposto che ero morto da vari anni. Quindi non è vero che CHATGPT utilizzi strumenti di intelligenza artificiale altamente affidabili.
“Salvare il prossimo decennio” è un altro libro profetico uscito nel 2011. Qui evidenziava vari rischi tra i quali terremoti ed eventi naturali, il degrado culturale, l’avidità dei governanti. Citava anche i virus H1N1, responsabili ad esempio dell’influenza spagnola del 1918 e dell’influenza suina del 2009, ed evidenziava come questi virus fossero di origine cinese. Se i capitoli del libro fossero una “lista di controllo”, potremmo dire di averla spuntata grossomodo tutta nei dodici anni trascorsi dalla pubblicazione della sua opera. Quali sono i rischi, gli scenari, per i quali dovremmo prepararci nei prossimi anni? E quali le auspicabili azioni per una “civilizzazione positiva” dell’umanità?
Il rischio più grave è che sia scatenata una guerra con armi nucleari per guasti tecnologici in uno dei sistemi di controllo di un arsenale atomico oppure per decisione avventata e temeraria di un capo di stato, Ne seguirebbero rappresaglie e, forse, una guerra totale. Gli arsenali di armi nucleari contengono un potenziale distruttivo pari a quello di oltre 600 kg di alto esplosivo per ogni essere umano sulla Terra. Il disarmo nucleare totale sarebbe necessario, ma non sono in corso nemmeno trattative in questo senso. Considerazioni analoghe valgono per il rischio di guerre batteriologiche. Un rischio mal definito, ma grave, è quello di un degrado culturale di cui osserviamo molti sintomi. Nella storia del mondo molti grandi hanno insegnato e scritto quel che hanno capito o inventato: conservare, disseminare, meditare questo patrimonio può salvarci – ignorarlo o distruggerlo ci può condurre alla rovina.
Nel 1972, e poi nel 1986, lavora all’adattamento per la lingua italiana della formula di Flesch-Kincaid, una formula appunto utilizzata per analizzare la leggibilità dei testi. Le lingue sono da sempre un elemento fondamentale nell’evoluzione delle società e possedere buone competenze linguistiche esecutive e ricettive ha segnato e continua a segnare, il confine tra il controllo e l’emancipazione degli individui e delle masse. È evidente come, soprattutto ai nostri giorni, un’evoluzione della società non può tralasciare una riflessione onesta sulla comunicazione e le sue modalità. Secondo lei qual è la strada che la comunicazione, soprattutto pubblica, istituzionale, dovrebbe percorrere per divenire realmente un mezzo di condivisione e inclusione?
Oggi è possibile etichettare miliardi di prodotti, macchine, monumenti e accedere direttamente alle informazioni relative. Si chiama Internet of Things – Internet delle Cose. Già collega miliardi di oggetti offrendo al pubblico modi più veloci e pratici di ottenere e gestire oggetti e servizi Esistono problemi di affidabilità non solo per i numeri, ma anche per testimonianze di eventi e per asserzioni di ogni provenienza. Vanno studiati i modi per giudicare questioni opinabili. Queste possono apparire discutibili perché si tratta di argomenti specialistici: se non ne siamo esperti, dovremo credere a specialisti autorevoli. Per scegliere esperti a cui credere occorre formarsi criteri di giudizio, il che è più facile per chi dispone già di una base culturale migliore. Ma, allora, dovremmo divisare piani ambiziosi per studiare la cultura e per migliorarla nel mondo. Comunicare innovazioni, descrizioni di oggetti ad alta tecnologia, sviluppi di processi socio-economici e organizzativi è più agevole, se i nostri destinatari e il pubblico in genere ne sanno di più. Lo scopo finale è quello di usare più cervello e meno forza bruta. Èuna buona ricetta. Serve a tutti: in azienda, in casa, a scuola.
Parliamo adesso di Lei. Suo padre Giovanni era un matematico e studioso della cultura cinese mentre sua madre Virginia de Bosis era un’arabista e islamista, e una scrittrice. Suo nonno materno era Adolfo De Bosis fondatore, insieme a Gabriele D’Annunzio e Angelo Conti, della celebre rivista letteraria “Convito”, pubblicata a Roma negli anni a cavallo tra l’800 e il ‘900. Che ruolo ha avuto la sua famiglia nel suo percorso scientifico e letterario?
La mia famiglia mi diede prove della verità del detto: “L’esempio è la migliore forma dell’autorità”. I miei familiari mi dimostravano ogni giorno come padroneggiavano discipline, abilità, lingue, modi di comunicare: acquisire questi elementi mi sembrava naturale, inevitabile, piacevole e ci scivolavo dentro. Imparai anche a non parlare di cose banali: ci scambiavamo idee, storie e nozioni di qualche interesse. Mia madre Virginia e mia sorella Ernesta erano per molto tempo più colte di me. Se mi avessero detto che le donne sono inferiori agli uomini, sarei rimasto sorpreso e incredulo. Lo sarei anche oggi anche se sappiamo bene che per secoli le donne in maggioranza sono state escluse da mestieri e professioni interessanti e avanzate. Andando avanti negli anni , molte persone mi hanno insegnato parecchie cose: fra loro molte donne, non tutte scienziate. La mia prima moglie, Stefania Piscini, assistente sociale e psicoterapeuta, mi insegnò concetti e pratica di psicologia. Con lei e poi con la mia attuale moglie, Paola Palombaro, ho condiviso per decenni dialoghi che mi hanno aiutato a chiarire idee, a vedere le cose da diversi punti di vista oltre che a editare i miei scritti.
In diverse interviste ha citato uno degli amici più importanti della sua vita: lo scrittore Primo Levi, il nome del quale è legato a quello straziante grido di denuncia che è il romanzo memorialistico “Se questo è un uomo”. Che ricordo ha di lui e della vostra amicizia?
Primo Levi ha salvato la vita a molti di noi insegnandoci a pensare, a valutare nel modo giusto sentimenti, idee, passioni, scelte. È stato un uomo a cui è stato chiesto troppo. Ha dato tutto quello che aveva fino a che ragionevolmente ha potuto. Ha testimoniato per le vittime della barbarie nazista che vivranno nelle sue parole. Ha testimoniato per noi tutti. Non ha mai voluto essere un profeta.
Disse una volta: «Bisogna guardarsi dai falsi profeti. Però è difficile distinguere i profeti falsi da quelli veri. Dunque è meglio guardarsi da tutti i profeti».
Malgrado i suoi molti successi letterari in Italia e all’estero non ha avuto riconoscimenti adeguati. E’ una vergogna per il nostro paese che non sia stato nominato senatore a vita – e anche questo omaggio sarebbe stato troppo modesto. Gli dobbiamo, come chiese Pavese nella sua ultima lettera, di non fare pettegolezzi. Dovremmo fondare a suo nome un’impresa culturale che ci portasse spesso attraverso la televisione la sua parola accompagnata da programmi e da messaggi che lui avrebbe approvato: descrizioni acute del mondo, degli uomini; dibattiti morali e civili; storie illuminanti; fantasie e utopie utili a migliorare la società, ad allontanare i pericoli della crudeltà e dell’ottusità, campioni di umanità – anche se pochi reggeranno il confronto con lui.
Noi la conosciamo attraverso le sue ricerche e i suoi scritti. Quello che ci appare è una carriera brillante, appassionata e appassionante ma avrà certamente avuto momenti di difficoltà professionale e nella vita privata. Se dovesse fare un bilancio, cosa le ha dato la vita e cosa Lei, Professore, ha dato ad essa? Qual è la sua eredità, il suo messaggio, per le generazioni future?
La vita mi ha donato buoni maestri e mi ha aperto molte strade facili. Molte di queste non ho provato a percorrerle: se lo avessi fatto, avrei capito più cose e avrei raggiunto risultati migliori. Il messaggio che propongo, è: “Provaci sempre. Impegnati. Vedrai che ci riesci.”
Primo Levi dichiarò in un’intervista: “La mia è la vita di un uomo che è vissuto, e vive, senza Dio, nell’indifferenza di Dio”. Secondo Lei è possibile dimostrare matematicamente l’esistenza (o l’inesistenza) di Dio? È una ricerca auspicabile, necessaria? Lasciando fuori le religioni, Lei crede all’esistenza di “Dio”?
René Descartes e George Boole hanno dimostrato matematicamente che Dio esiste. Immanuel Kant e Bertrand Russell hanno dimostrato che quelle dimostrazioni sono false- Io do ragione a Kant e Russell e ritengo, con Russell, che le religioni siano false e dannose
Quali sono i suoi prossimi impegni?
Continuo a seguire l’insegnamento che davo nel mio “Come imparare una cosa al giorno e non invecchiare mai” [Mondadori, 2014]. Ogni mese mando (gratis) qualche pagina su quel che ho imparato a qualche migliaio di corrispondenti.
Sto completando la revisione finale (editing) del mio saggio di prossima pubblicazione “Dialoghi su chiarezza e degrado – come ho editato parole e idee con Primo Levi et al.” In cui racconto le più interessanti discussioni che ha avuto con mio padre, mia madre, maestri, amici e allievi di mente aperta e notevole cultura.
A nome di tutta la redazione e dei lettori di Quia Magazine la ringrazio per averci donato un po’ del suo prezioso tempo! Ne faremo buon uso perché come insegna Charles Darwin “Un uomo che osa sprecare un’ora del suo tempo non ha scoperto il valore della vita.”!
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