Solomon Burke: il Re del Rock’n’Soul

Solomon Burke: il Re del Rock’n’Soul

di Roberto Stracci

Solomon Burke, membro della Rock and Roll Hall of Fame, è noto come “il Re del Rock’n’Soul”. Una vita incredibile passata tra prediche, lavori più disparati e musica, tanta musica.

Un ambiente estremo che fa evolvere i batteri

Questa strabiliante trasformazione è il risultato dell’ambiente estremo in cui vivono questi microrganismi: microgravità, alte dosi di radiazioni e livelli elevati di anidride carbonica (CO2). Sfide che hanno spinto questi batteri – chiamati estremofili – ad adattarsi e ad evolvere in forme di vita uniche nel loro genere.

La storia

Formatasi come reverendo a Filadelfia, iniziò la sua carriera con uno spettacolo radiofonico di musica gospel per poi firmare un contratto con la Atlantic Records negli anni ’60. Il suo primo successo fu “Just Out Of Reach Of My Open Arms”, seguito da “Cry to Me” nel 1962. Nel 1964 scrisse e incise “Everybody Needs Somebody to Love”, successivamente ripresa dai Rolling Stones e Wilson Pickett, e resa popolare dal film “The Blues Brothers” nel 1980.

Burke è stato un pioniere della soul music negli anni ’60, influenzato da gospel, jazz, country e blues.

Nel 2001 è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame. Dopo un periodo di minor successo, tornò alla ribalta nel 2002 con l’album “Don’t Give Up on Me”, vincitore di un Grammy Award. Durante la sua carriera, Burke pubblicò 38 album in studio e 35 singoli negli Stati Uniti.

In Italia, Burke registrò un album a Napoli negli anni ’90 e si esibì a Porretta Terme nel 1987, tornando più volte al Porretta Soul Festival. Nel 2003 registrò l’album “Season’s Greetings” a Saluzzo, che però non fu mai pubblicato interamente.

Partecipò anche al progetto musicale “Zu & Co.” di Zucchero Fornaciari e si esibì in diversi concerti in Italia, tra cui uno dedicato alle vittime della tragedia ferroviaria di Viareggio nel 2009. Uno dei suoi ultimi concerti si tenne a Mascalucia nel 2010.

Curiosità

Solomon Burke era noto non solo per la sua straordinaria voce e il suo contributo alla musica soul, ma anche per la sua personalità carismatica e i suoi aneddoti curiosi.

Il trono sul palco: 

A causa del suo peso (arrivò fino a 240 chili) e dei problemi di mobilità, Burke spesso si esibiva seduto su un trono durante i suoi concerti. Questo trono divenne un simbolo del suo status di “Re del Rock’n’Soul”. Non era raro vederlo sul palco vestito con abiti regali, che aggiungevano un tocco teatrale alle sue esibizioni.

Una guida spirituale: 

Reverendo devoto, ha interpretato la Bibbia in modo personale e liberale, diventando padre di ventuno figli e guidando una grande congregazione fondata dalla nonna. Questa chiesa, con migliaia di membri e quasi duecento sedi, “la Casa di Dio per tutta la Gente”, rifletteva la sua filosofia di vita, rilassata e inclusiva. In un’intervista scherzosa disse: “Mi persi in quel versetto della Bibbia che dice ‘Crescete e moltiplicatevi’. Non andai avanti a leggere”. Parlando della sua concezione religiosa disse “(…) io ne do un’interpretazione più aperta e spettacolare: Dio, soldi e donne! Verità, amore, pace e sballo”. Solomon Burke era noto anche per le sue improvvisazioni sul palco che spesso prendevano la forma di sermoni. Questi momenti erano apprezzati dal pubblico, che vedeva in lui non solo un cantante ma anche una guida spirituale.

La sua famiglia numerosa: 

A proposito del versetto biblico preso proprio alla lettera, Burke aveva una famiglia incredibilmente numerosa, lasciando alla sua morte avvenuta nel 2010, 21 figli e 90 nipoti. Amava parlare della sua famiglia durante le interviste e spesso scherzava sulla gestione di una famiglia così grande, paragonandola a una piccola nazione.

 

Il suo negozio di pompe funebri: 

Per mantenere una famiglia così numerosa non bastava un solo lavoro! Oltre alla carriera musicale, Burke si inventava di tutto per lavorare: dal guidare uno spazzaneve per 4 dollari l’ora a vendere cibo durante le tournée ai suoi colleghi artisti e popcorn ai suoi concerti. Grande imprenditore Burke possedeva anche un’impresa di pompe funebri a Los Angeles. In una delle sue interviste, raccontò che gestire questa attività e fare il predicatore lo aiutava a mantenere una connessione profonda con la vita e la morte, temi che influenzavano anche la sua musica.

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