Punto Nemo: il posto più isolato dalla terra

di Chiara Morelli
Nel cuore dell’Oceano Pacifico, circondato da un’immensa distesa d’acqua e a migliaia di chilometri da qualsiasi terra emersa, si trova un luogo tanto affascinante quanto inaccessibile: il Punto Nemo, Point Nemo. Conosciuto come il polo oceanico dell’inaccessibilità, rappresenta il massimo grado di isolamento geografico esistente sulla Terra. Qui, nel nulla assoluto, il vicino più prossimo non è un essere umano, ma piuttosto un rottame di un veicolo spaziale o, nel 2031, un’astronauta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Vediamo perché!
Un nome che evoca mistero e avventura
Questo punto fisico, è stato identificato per la prima volta nel 1992 dal ricercatore croato-canadese specializzato in geodesia, Hrvoje Lukatela, che lo ha individuato utilizzando calcoli geospaziali.
Il nome “Nemo” non è casuale: si tratta di un omaggio al leggendario Capitano Nemo, protagonista dei romanzi di Jules Verne, “Ventimila leghe sotto i mari” e “L’isola misteriosa”. Un riferimento letterario che calza a pennello, considerando che il Punto Nemo incarna perfettamente l’essenza dell’avventura, della solitudine e del mistero, elementi che hanno caratterizzato l’eroe immaginario di Verne.

Il punto più irraggiungibile degli oceani
Geograficamente, il Punto Nemo si trova a circa 2.688 km dalle terre emerse più vicine, ovvero l’isola Ducie (parte delle isole Pitcairn), l’isola Motu Nui (adiacente all’Isola di Pasqua) e l’isola Maher in Antartide nell’Oceano Pacifico Meridionale. Queste terre, pur essendo le più prossime, rimangono distanti giorni di navigazione e raramente i navigatori raggiungono questo punto. Il Punto Nemo è quindi il luogo oceanico più remoto del pianeta, un angolo di mondo in cui la presenza umana è praticamente inesistente. Le poche navi che attraversano questa zona lo fanno per esigenze scientifiche o di navigazione, mentre l’unico segno di civiltà in cui ci si può imbattere, sono i satelliti che lo sorvolano. Se avete la curiosità di individuare il Punto Nemo sulla carta geografica queste sono le sue coordinate: 48°52.6′S e 123°23.6′W.
Il cimitero per i veicoli spaziali
L’estrema inaccessibilità del Punto Nemo lo ha reso il cimitero ufficiale dei veicoli spaziali dismessi. Dalla fine degli anni ‘70, le agenzie spaziali come la NASA, l’ESA e la russa Roscosmos hanno utilizzato questa regione come sito di rientro controllato per le sonde, i satelliti e perfino la famosa stazione spaziale russa Mir, che nel 2001 si è inabissata proprio in quest’area. Tra il 1971 e il 2016 sono stati fatti inabissare quasi 300 satelliti e veicoli spaziali. La stessa sorte sarà per la ISS la stazione Spaziale internazionale: una operazione non semplice visto che la ISS è grande quanto un campo di calcio e sarà difficile controllare tutti i detriti che si genereranno al rientro del veicolo nell’atmosfera terrestre. La deorbitazione e successiva dismissione della stazione è prevista per l’inizio del 2031 e sarà un evento epocale.
La scelta di questo punto come cimitero spaziale non è casuale: essendo lontano da qualsiasi insediamento umano, il Punto Nemo minimizza il rischio di danni o impatti imprevisti sia con le cose che con le persone. Questo almeno da una visione circoscritta perchè non bisogna mai dimenticare che la Terra è tutta collegata e gli impatti di questo “cimitero spaziael” sull’ecosistema locale e non solo, ci sono e non sono trascurabili a lungo termine.

L’impatto del “cimitero spaziale” sull’ecosistema
Attualmente, il punto Nemo è un’area scarsamente studiata dal punto di vista ecologico. Nonostante ciò, diverse organizzazioni internazionali, come la NASA e l’ESA, hanno espresso preoccupazione per l’impatto potenziale dei detriti spaziali sull’ambiente marino.
Le carcasse di veicoli spaziali presenti nel punto Nemo, sollevano infatti diverse preoccupazioni riguardo all’inquinamento ambientale e al loro impatto sull’ecosistema marino non solo dell’area in questione. I veicoli spaziali contengono materiali potenzialmente inquinanti come metalli pesanti (mercurio, piombo ecc.) utilizzati nelle batterie e nei componenti elettronici, sostanze tossiche come i propellenti e i lubrificanti e materiali plastici difficili da degradare ma che possono facilmente frammentarsi in microplastiche ed entrare nella catena alimentare trasportate, anche molto lontano da quel punto, dalle correnti oceaniche.
In alcuni casi però è possibile ipotizzare che questi relitti – debitamente bonificati – possano creare nuovi habitat offrendo riparo e substrato per la crescita di organismi e microorganismi marini, permettendo una vera e propria colonizzazione di un ambiente così estremo.
Un deserto oceanico, ma non privo di vita
Il Punto Nemo cade nel percorso di una corrente marina chiamata “vortice subtropicale del pacifico meridionale”. La potente corrente oceanica isola l’area che percorre, creando masse d’acqua prive di nutrienti così come non permette l’accumulo sul fondale di depositi biologici. Il tasso di sedimentazione medio è di circa lo 0,5 m ogni milione di anni. La scarsità di cibo dovuta a questa corrente oceanica e alla distanza eccessiva dalle terre ferme, non permette il proliferare in superficie di specie marine. Quindi a prima vista, questa remota porzione di oceano potrebbe sembrare un deserto marino, privo di vita e attività biologica. Certo è possibile imbattersi in qualche mammifero marino o pesce di passaggio. In realtà, le profondità del Punto Nemo ospitano un ecosistema estremo, abitato da organismi abissali altamente specializzati. Sul fondale situato a quasi 4 km di profondità, in queste acque buie, dove la pressione è elevata e il cibo è scarso, ci sono dei fenomeni idrotermali sottomarini legati ai vicini vulcani sommersi situati sulla dorsale del Pacifico orientale. Queste sorgenti di acqua calda e gli elementi chimici che fuoriescono dal fondo, attraggono organismi e microorganismi che si sono adattati a queste condizioni proibitive, tra cui batteri chemiosintetici e alcuni crostacei (come il Granchio Yeti, chiamato così perché ha le chele rivestite di peli, scoperto nel 2005). Un ecosistema delicato ma sorprendente, tutt’ora da studiare.

Un simbolo di isolamento e inesplorato mistero
Il Punto Nemo non è solo un punto geografico, ma un simbolo potente dell’isolamento assoluto e della vastità incompresa del nostro pianeta. È un promemoria del fatto che, nonostante l’era della tecnologia e delle comunicazioni globali, nonostante le missioni spaziali alla scoperta di nuovi mondi e forme di vita oltre il nostro pianeta, esistono ancora angoli della Terra inesplorati in cui l’uomo è solo un ospite occasionale. Questo luogo rappresenta la frontiera estrema dell’inaccessibilità, un ultimo confine che ci ricorda quanto poco sappiamo ancora sugli oceani e sul nostro mondo, la Terra.
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Crediti fotografici
48°52.6′S e 123°23.6′W Google Earth