Pompei svela un nuovo capolavoro: la Casa del Tiaso e i misteri di Dioniso

Pompei svela un nuovo capolavoro: la Casa del Tiaso e i misteri di Dioniso
foto di Silvia Vacca per MIC e Parco Archeologico di Pompei

di Pamela Stracci

Aprire le notifiche del cellulare e trovare una notizia su Pompei: ecco un buon modo per iniziare la giornata. Pompei è una strenna, un regalo entusiasmante che non stanca mai, perché ci propone sempre nuove prospettive e nuove scoperte. È l’El Dorado dell’archeologia romana, non quella templare né quella monumentale, ma quella della gente comune, che viveva la quotidianità tra forni e panifici, lavanderie e bagni pubblici, “tavole calde” e botteghe, attori e gladiatori, divinità e culti.

A oltre un secolo dalla scoperta della celebre Villa dei Misteri, un nuovo straordinario affresco riporta alla luce i riti dionisiaci nel mondo antico. Ad annunciarlo ieri, il comunicato dell’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura. Nell’area centrale di Pompei, precisamente nell’insula 10 della Regio IX, gli scavi in corso hanno rivelato una “megalografia” di dimensioni quasi reali, che decora tre pareti di una grande sala per banchetti, mentre il quarto lato si affacciava su un giardino.

Siamo convinti che l’evento potrà contribuire alla crescita ed allo sviluppo di tutta la comunità: scommettere sulla cultura vuol dire avere a cuore il progresso sociale ed economico dei nostri luoghi e puntare ad un turismo più sostenibile, che rispetti e promuova la grande bellezza della Costa d’Amalfi costruendo comunità dinamiche ed attente alla tutela dell’immenso patrimonio naturale e culturale che ci circonda.”

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Il fregio rappresenta il corteo del dio Dioniso: baccanti in danza o in atteggiamento di caccia, satiri intenti a suonare il flauto e a compiere libagioni acrobatiche. Al centro della scena, una donna accompagnata da un vecchio sileno con una torcia simboleggia l’iniziazione ai misteri dionisiaci, il culto esoterico che prometteva rinascita e immortalità ai suoi adepti. Un dettaglio sorprendente è la rappresentazione delle figure su piedistalli, come statue, ma con una vitalità straordinaria nei movimenti e nei dettagli delle vesti e dell’incarnato.

Gli archeologi hanno ribattezzato la dimora “Casa del Tiaso”, in riferimento alla processione rituale dionisiaca. Il fregio, attribuibile al II Stile della pittura pompeiana (40-30 a.C.), risale a circa un secolo prima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. L’unico precedente noto di una simile megalografia è il celebre ciclo pittorico della Villa dei Misteri. Il nuovo affresco introduce un elemento inedito: il tema della caccia, raffigurato sia attraverso le baccanti cacciatrici sia in un secondo fregio più piccolo, sovrastante il principale, con animali vivi e cacciagione, tra cui un cerbiatto, un cinghiale, volatili e frutti di mare.

Un ritrovamento di portata storica

“Tra 100 anni la giornata di oggi verrà vissuta come storica perché storica è la scoperta che mostriamo”, ha dichiarato il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e prosegue: “La megalografia rinvenuta nell’insula 10 della Regio IX apre un altro squarcio sui rituali dei misteri di Dioniso. Si tratta di un documento storico eccezionale e, insieme a quella della Villa dei Misteri, costituiscono un unico nel loro genere, facendo di Pompei una straordinaria testimonianza di un aspetto della vita della classicità mediterranea in gran parte sconosciuto. Il Ministro ha evidenziato come il Governo sostenga con convinzione la ripresa degli scavi a Pompei, per i quali ha stanziato 33 milioni di euro.

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Anche il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, coautore di un primo studio sul nuovo ritrovamento, ha sottolineato l’importanza del ritrovamento, richiamando il mito delle baccanti descritto da Euripide nel 405 a.C.: “La caccia delle baccanti di Dioniso a partire dalle ‘Baccanti’ di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a ‘qualcosa di diverso, di grande e di visibile’, come dice il coro nel testo di Euripide. La baccante esprimeva per gli antichi il lato selvaggio e indomabile della donna; la donna che abbandona i figli, la casa e la città, che esce dall’ordine maschile, per danzare libera, andare a caccia e mangiare carne cruda nelle montagne e nei boschi; insomma, l’opposto della donna ‘carina’, che emula Venere, dea dell’amore e delle nozze, la donna che si guarda nello specchio, che si ‘fa bella’. Sia il fregio della casa del Tiaso sia quello dei Misteri mostrano la donna come sospesa, come oscillante tra questi due estremi, due modalità dell’essere femminile a quei tempi. Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste… un po’ come quando troviamo una copia della Creazione di Adamo di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera. Dietro queste meravigliose pitture, con il loro gioco con illusione e realità, possiamo vedere i segni di una crisi religiosa che stava investendo il mondo antico, ma ci possiamo anche cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico, almeno fino al II millennio a.C., al Dioniso dei popoli micenei e cretesi, che era chiamato anche Zagreus, signore degli animali selvatici”.

Un cantiere aperto ai visitatori

Il pubblico potrà ammirare fin da subito l’ambiente del Tiaso dionisiaco grazie a visite guidate al cantiere, attive dal lunedì al venerdì alle ore 11, previa prenotazione. Gli scavi, avviati nel febbraio 2023, hanno interessato un’area di 3.200 mq e hanno riportato alla luce oltre 50 nuovi ambienti, tra cui due case di epoca sannitica trasformate in officine produttive (una lavanderia e un panificio) e una grande domus con raffinati ambienti di rappresentanza. Oltre alla sala con il fregio dionisiaco, sono emersi un salone nero con scene della saga troiana, un sacrario decorato con le stagioni e allegorie agricole, e un quartiere termale.

La fase conclusiva dello scavo prevede la messa in sicurezza dell’area e un progetto di valorizzazione che permetterà in futuro una fruizione permanente. Con questa scoperta, Pompei si conferma ancora una volta come uno dei siti archeologici più straordinari al mondo, capace di svelare nuovi segreti della vita nell’antichità.

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Crediti fotografici

foto di Silvia Vacca per MIC e Parco Archeologico di Pompei

 
 

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