OM: il vero significato della sillaba sacra

OM: il vero significato della sillaba sacra

di Moreno Stracci

In molte pratiche spirituali contemporanee, soprattutto in Occidente, la sillaba sacra “OM” o “AUM” viene spesso utilizzata come un suono meditativo, un mantra apparentemente privo di complessità, ripetuto per favorire il rilassamento o la concentrazione. Tuttavia, l’origine, la struttura e il significato di questa sillaba affondano le radici in una visione del mondo straordinariamente profonda, elaborata nei testi più antichi della tradizione indiana. L’AUM è un suono sacro, una formula metafisica, una rappresentazione grafica e un’esperienza interiore: tutto ciò rende il suo studio imprescindibile per chiunque desideri comprendere il significato autentico di questa vibrazione primordiale.

Le origini vediche: AUM nei testi antichi

La più antica attestazione della sillaba si trova nei Veda, in particolare nel Rigveda (I.164.39) dove viene menzionata in relazione al respiro e alla parola, ma è con la Māṇḍūkya Upaniṣad (V-IV sec. a.C.) che il suo significato filosofico assume un ruolo centrale. Questo breve ma densissimo testo sanscrito, appartenente al corpus delle Upaniṣad muktika (le 108 Upanishad principali), è interamente dedicato alla contemplazione e alla scomposizione del suono AUM in quattro elementi: i suoni A-U-M e il silenzio.

La Māṇḍūkya Upaniṣad inizia affermando: “AUM. Questo è tutto. Tutto è il Brahman. Questo è il Sé (Atman). Questo Sé è quattro quarti” (Mandukya Upaniṣad, v.1). L’intero testo prosegue descrivendo i quattro stati della coscienza: veglia (jāgrat), sogno (svapna), sonno profondo (suṣupti) e il quarto stato (turīya), corrispondenti rispettivamente ai suoni A, U, M e al silenzio finale che segue la vibrazione. Vediamo il valore simbolico di questi elementi.

Il suono AUM e la struttura del glifo

Il suono A rappresenta lo stato di veglia, il mondo manifesto, la coscienza rivolta verso l’esterno e l’inizio di ogni esperienza. È la vibrazione iniziale, l’apertura del ciclo della consapevolezza. Il suono U simboleggia lo stato di sogno, in cui la coscienza si rivolge verso l’interno, nel mondo delle immagini mentali, dell’immaginazione e della trasformazione interiore. Il suono M corrisponde allo stato di sonno profondo senza sogni, dove la coscienza non ha oggetto, non è consapevole di sé stessa ma rimane in potenza. È lo stadio della quiete, dell’assenza di dualità percepita. Infine, il silenzio che segue AUM non è mera assenza, ma pienezza: è il Turīya, il quarto stato, quello non duale, ineffabile, eterno. In esso si realizza l’identità tra il Sé individuale e l’assoluto.

Questi suoni si riflettono direttamente nella rappresentazione grafica dell’OM. Il simbolo di OM (in legatura corsiva devanagari) è composto da:

Una grande curva inferiore, che rappresenta lo stato di veglia (il suono A), la coscienza che si rivolge al mondo della materia fuori di noi. È il mondo dei sensi, del corpo. Il più “grossolano” dei tre stati di coscienza.

Una curva centrale più piccola, che rappresenta lo stato di sogno (il suono U), la coscienza che si volge a guardare sé stessa, i propri pensieri.

Una curva superiore, che rappresenta lo stato di sonno profondo (il suono M), la quiete, la consapevolezza addormentata che non si percepisce e che non desidera, sospesa ma pronta ad emergere.

Un punto in alto, che simboleggia Turīya, lo stato di coscienza pura, la presenza oltre la materia, oltre ogni dualità. È lo stato del Sé, del risveglio, dell’unione col divino.

La mezzaluna e il significato di Māyā

Nel simbolismo dell’AUM, la mezzaluna gioca un ruolo fondamentale. Essa rappresenta Māyā, il velo che separa la coscienza ordinaria dalla coscienza suprema. Tradizionalmente, Māyā viene descritta come l’illusione che fa percepire il mondo come separato dall’assoluto, generando dualità, desiderio, attaccamento e ignoranza spirituale. È ciò che impedisce allo spirito di riconoscere la propria vera natura.

Tuttavia, ridurre Māyā a semplice ostacolo sarebbe una lettura parziale. Māyā è anche ciò che rende possibile l’esperienza. Senza il velo dell’apparenza, lo spirito non potrebbe vivere la molteplicità, non potrebbe apprendere, crescere, scegliere. Māyā è dunque sia illusione che manifestazione, sia nascondimento che occasione di conoscenza. Come afferma il filosofo indiano Sri Aurobindo, “Māyā non è una negazione della verità, ma una sua modalità; non è una prigione, ma una forma della danza cosmica.”

In questa prospettiva, l’esperienza della vita, pur immersa nella forma e nella separazione apparente, è uno strumento necessario per il risveglio della coscienza. Lo spirito si incarna per attraversare Māyā, e nel farlo, ricordare gradualmente la sua origine eterna. L’OM racchiude quindi non solo il percorso verso l’unità, ma anche la legittimità e la sacralità del cammino nella forma.

OM nel Buddhismo e nelle scuole tantriche

La sillaba AUM ha trovato un posto centrale anche nel Buddhismo, soprattutto nelle tradizioni Mahayana e Vajrayana. Il mantra “OM MANI PADME HUM” è forse il più noto tra i mantra buddhisti, e OM in questo contesto rappresenta corpo, parola e mente purificati. Secondo il Dalai Lama, “OM è la vera essenza dell’illuminazione, non in un senso filosofico, ma in quello dell’integrazione dell’essere umano con la saggezza” (Essence of the Heart Sutra, Wisdom Publications, 2005).

Nelle scuole tantriche, OM è considerato il bīja (seme) mantra da cui si origina ogni suono, forma e pensiero. È l’origine dell’universo stesso nella sua manifestazione sonora.

Riscoprire l’AUM come porta alla consapevolezza

La sillaba AUM non è semplicemente un suono, ma un intero sistema di conoscenza che sintetizza cosmologia, psicologia, metafisica e mistica. Utilizzarla nella pratica senza conoscerne le implicazioni è un po’ come pronunciare un nome sacro senza sapere a chi appartiene.

Attraverso lo studio dei testi antichi come la Māṇḍūkya Upaniṣad, e grazie all’interpretazione di maestri sia antichi che contemporanei, possiamo restituire alla sillaba OM il suo valore originario: quello di essere una via per la realizzazione del Sé, una chiave vibratoria e simbolica per accedere ai livelli più profondi della coscienza, fino all’incontro con il divino. OM rappresenta il viaggio di ogni spirito incarnato che riscopre l’amore di Dio e coltiva il desiderio crescente di avvicinarvisi e infine essere in Lui con piena consapevolezza.

Nel suono che tutto contiene, nella vibrazione che precede e conclude ogni esperienza, AUM continua a risuonare come il cuore silenzioso dell’universo.

Fonti bibliografiche
  • Māṇḍūkya Upaniṣad, traduzione e commento di Swami Nikhilananda, in The Upanishads – A New Translation, vol. 3, Ramakrishna-Vivekananda Center, New York, 1949.

  • Gaudapāda, Māṇḍūkya Kārikā, con commento di Śaṅkara, traduzione inglese di Swami Gambhirananda, Mandukya Upanishad with Gaudapada’s Karika and Shankara’s Commentary, Advaita Ashrama, Kolkata, 2000.

  • Radhakrishnan, S., The Principal Upaniṣads, HarperCollins, Delhi, 1994.

  • Sri Aurobindo, The Life Divine, Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry, 2005 (in particolare le riflessioni sul concetto di Māyā).

  • Eliade, Mircea, Yoga: Immortality and Freedom, Princeton University Press, 1969.

  • Dalai Lama, Essence of the Heart Sutra: The Dalai Lama’s Heart of Wisdom Teachings, Wisdom Publications, Boston, 2005.

  • Feuerstein, Georg, The Yoga Tradition: Its History, Literature, Philosophy and Practice, Hohm Press, Prescott, 2001.

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