Novembre 2023: l’editoriale
Qualche giorno fa ho ripreso in mano un testo meraviglioso, pieno di umana verità: “Lavorare stanca” il diario che Cesare Pavese scrisse dal 1935 fino all’agosto 1950 (mese in cui si tolse la vita). Mi è tornata davanti una frase che negli anni universitari avevo sottolineato più volte: “Siccome Dio poteva creare una libertà che non consentisse il male […], ne viene che il male l’ha voluto lui. Ma il male lo offende. È quindi un banale caso di masochismo”. Questa frase, forse scritta in un momento di rabbia, pone una riflessione sulla natura della libertà che in qualche modo tira un po’ le orecchie allo stesso Pavese.
Come potremmo mai concepire una libertà “limitata”, “consentita”? Che libertà sarebbe? Essere liberi significa avere la possibilità di fare tutto, di scegliere le nostre azioni in piena autonomia. E qui sta il suo fardello. La libertà porta con sé la responsabilità di scegliere le nostre azioni. Più facile sarebbe farci dire cosa non fare perché è male.
Significherebbe dare agli altri l’onere delle nostre azioni, la colpa dei nostri misfatti. A questo si pensa sempre troppo poco. Inconsapevolezza o disonestà? In fin dei conti, il male offende prima di tutti chi lo fa, e qui dovremmo fermarci a riflettere.
Moreno Stracci
Il Direttore Editoriale
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