Marlon Brando: l’attore che ha cambiato il cinema

Marlon Brando: l’attore che ha cambiato il cinema

di Roberto Stracci

“In questa guerra tutto diviene confuso laggiù, il potere, gli ideali, un certo rigore morale, esigenze militari contingenti… ma laggiù con questi indigeni si può essere spinti a prendersi per Iddio”. Colonnello Walter E. Kurtz (Marlon Brando), dal film “Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola.

Marlon Brando Jr. nacque ad Omaha, Nebraska, nel 1924, da una famiglia disfunzionale. Figlio di un padre violento e di una madre assente, Brando trovò rifugio nel teatro, sviluppando un talento naturale per la recitazione. Si trasferì a New York per studiare all’Actors Studio, dove perfezionò il metodo Stanislavskij che avrebbe caratterizzato il suo stile inconfondibile.

Il debutto di Brando a Broadway nel 1947 con Un tram che si chiama desiderio fu un trionfo. La sua interpretazione di Stanley Kowalski, cruda e magnetica, lo catapultò sulla scena internazionale. Il passaggio al cinema avvenne l’anno successivo con Il selvaggio, film che lo consacrò definitivamente come star e icona del cinema moderno. La sua performance di Johnny Strabler, tormentato e ribelle, incarnò l’inquietudine della generazione post-bellica e rivoluzionò l’immagine del protagonista maschile sullo schermo.

Brando era un fautore del metodo Stanislavskij, che richiedeva un’immersione totale nel personaggio e un’analisi profonda delle sue emozioni. La sua  recitazione era visceralmente realistica, basata sull’istinto e sull’improvvisazione, in contrasto con l’enfasi sulla declamazione tipica dell’epoca. Il suo stile rivoluzionario influenzò generazioni di attori, da Robert De Niro a Al Pacino, e aprì la strada al New Hollywood degli anni ’70. Tra le curiosità del suo metodo
attoriale, ricordiamo che Brando si rifiutò spesso di imparare tutte le battute delle scene, preferendo utilizzare dei gobbi sparsi per il set. Questo creò diversi problemi ai registi, che dovevano trovare il modo di tenere i cartelli fuori dall’inquadratura.

Nel corso della sua leggendaria carriera, Brando interpretò una serie di ruoli memorabili in film che sono diventati classici del cinema. Tra le sue interpretazioni più iconiche ricordiamo Terry Malloy in Fronte del porto (1954): un ex pugile tormentato dai sensi di colpa, che si batte contro la corruzione nel sindacato dei portuali. Il ruolo gli valse il suo primo premio Oscar come miglior attore; Don Vito Corleone ne Il Padrino (1972): il capomafia siciliano, ritratto con una complessità umana e una gravitas senza precedenti. L’interpretazione di Brando è considerata una delle più grandi della storia del cinema; Il Colonnello Kurtz in Apocalypse Now (1979): un ufficiale impazzito nella giungla vietnamita, simbolo della follia e dell’orrore della guerra. Il ruolo gli valse la sua seconda nomination all’Oscar.

Brando è stato anche un attivista molto impegnato sul fronte de i diritti civili e un sostenitore del movimento per i nativi americani (partecipando a molte manifestazioni, tra le quali la marcia su Washington del 1963. La sua personalità complessa e il suo carattere schivo lo portarono spesso a scontrarsi con Hollywood, a rifiutare ruoli considerati convenzionali, sfidando dunque le regole del sistema. 
Brando ebbe un rapporto contrastante con la fama, che raggiunse molto presto. Da un lato, egli ne sfruttò i vantaggi per ottenere ruoli prestigiosi e guadagnare ingenti somme di denaro. Dall’altro, tuttavia, la soffriva, sentendosi spesso alienato e imprigionato nella sua immagine pubblica. Cercò di sfuggire alla pressione mediatica acquistando l’atollo di Tetiaroa, isoletta della Polinesia francese, della quale si era innamorato durante le riprese del film Gli ammutinati del Bounty.

Nella sua biografia (Le canzoni che mi insegnava mia madre), Brando a affermato: “Ho sempre pensato che uno dei vantaggi della recitazione sia quello di dare agli attori la possibilità di esprimere sentimenti che normalmente non riescono a sfogare nella vita reale. 8…) Ripensandoci, immagino che la mia insicurezza emotiva da bambino – la frustrazione di non poter essere chi ero, di desiderare amore e non poterlo ottenere, di rendermi conto di non aver alcun valore – possa avermi aiutato come attore, almeno in piccola parte. Probabilmente mi ha dato una certa intensità che la maggior parte delle persone non ha.”

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Photo-video credits:

Marlon Brando” by twm1340 is licensed under CC BY-SA 2.0.

Marlon Brando by Philippe Halsman, 1950” by sofi01 is licensed under CC BY-NC 2.0.

De Post: marlon Brando cover” by stekelbes is licensed under CC BY-NC-ND 2.0.

 

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