Let it be: come è nato il capolavoro di McCartney

Let it be: come è nato il capolavoro di McCartney

Let It Be: come è nato il capolavoro di McCartney

di Moreno Stracci

“Let It Be” è uno dei brani più celebri e profondi dei Beatles, un pezzo intriso di significato personale e di una bellezza universale che ha attraversato i decenni. Pubblicata come singolo nel marzo del 1970 e inclusa nell’album omonimo, questa canzone rappresenta una sorta di epitaffio musicale per la leggendaria band di Liverpool. Le sue radici, tuttavia, affondano nel tumultuoso periodo della fine degli anni ’60, un momento di tensioni interne al gruppo e di grandi cambiamenti per Paul McCartney, che trovò ispirazione nella sua vita privata per dar vita a questo capolavoro.

Un sogno rivelatore: le origini di “Let It Be”

Paul McCartney concepì Let It Be durante uno dei periodi più difficili della sua vita. Nel 1968, i Beatles stavano affrontando un momento di profonda crisi. La morte improvvisa del loro manager Brian Epstein nel 1967 aveva lasciato un vuoto nella leadership del gruppo, mentre i progetti commerciali, come la gestione della Apple Corps, generavano tensioni finanziarie e personali. A questo si aggiungevano le crescenti divergenze artistiche tra i membri della band, in particolare tra McCartney e John Lennon, che vedevano sempre più le loro visioni creative divergere.

In questo contesto di stress e incertezza, McCartney fece un sogno che cambiò tutto. Nel sogno, fu visitato dalla madre Mary, morta quando lui aveva solo 14 anni. Mary apparve per consolarlo e rassicurarlo, dicendogli di non preoccuparsi, che tutto si sarebbe risolto, e pronunciò le parole: “It will be all right, just let it be”. Questo messaggio, semplice e diretto, si rivelò un’ancora di salvezza per McCartney, un invito a trovare serenità e fiducia anche nel caos.

McCartney stesso ha descritto il sogno come un momento profondamente significativo. In un’intervista del 1980, spiegò:
“È stato meraviglioso. Ho sentito come se la mia mamma fosse tornata per offrirmi conforto. Quelle parole mi sono rimaste impresse. Mi sono svegliato sentendomi ispirato e ho iniziato a scrivere la canzone.”

Il riferimento a “Mother Mary” nel testo, ha portato molti a pensare inizialmente a un’allusione religiosa, interpretando la figura come la Vergine Maria. McCartney, tuttavia, ha sempre chiarito che il riferimento era alla sua madre biologica, rendendo la canzone ancora più intima e personale, benché lo stesso ha dichiarato che ogni ascoltatore è libero di interpretare il brano come meglio sente.

Composizione: una ballata ispirata al gospel

Dal punto di vista musicale, Let It Be è una ballata pop con profonde influenze gospel. McCartney costruì il brano intorno a un riff di pianoforte semplice ma emotivamente potente, accompagnato da una melodia vocale che invita alla riflessione e alla pace interiore. La struttura del pezzo segue un andamento quasi liturgico, con il testo che si ripete come un mantra, rafforzando il suo messaggio.

Il coro aumenta la profondità emotiva e la dimensione spirituale, amplificando l’atmosfera di consolazione e calma che il brano intende evocare. George Harrison contribuì con un assolo di chitarra iconico, che esiste in due versioni: una più morbida e contemplativa, usata per l’album, e una più energica e diretta, presente nella versione del singolo.

La combinazione di pianoforte, cori, archi e arrangiamenti orchestrali (aggiunti successivamente dal produttore Phil Spector) ha reso Let It Be una delle composizioni più sofisticate dei Beatles.

Sir Paul McCartney

Eredità di “Let It Be”

Oltre a essere uno dei brani più celebri dei Beatles, Let It Be è diventata un inno universale di speranza, accettazione e resilienza. La sua capacità di parlare a chiunque, indipendentemente da età, cultura o religione, ne ha consolidato lo status di classico senza tempo.

Il testo, con la sua semplicità e profondità, invita ad abbracciare il cambiamento e a trovare serenità nei momenti di incertezza. La frase “Let it be” è diventata un mantra per milioni di persone, un promemoria che, nonostante le difficoltà, alla fine tutto si sistemerà.

La canzone è stata reinterpretata da numerosi artisti nel corso degli anni, ognuno dei quali ha aggiunto una propria sfumatura al brano, dimostrando la sua versatilità e rilevanza.

Per Paul McCartney, Let It Be rimane una delle sue composizioni più personali e amate. È una testimonianza del potere della musica di trasformare esperienze personali in messaggi universali, in grado di ispirare e confortare intere generazioni.

Come scrive McCartney:                             
And when the night is cloudy,
There is still a light that shines on me,
Shine on until tomorrow, let it be.”

© Riproduzione riservata

Photo-video credits: 
Eric Koch for Anefo, CC0, via Wikimedia Commons
Image by Dorothe from Pixabay

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