L’acqua: musa dei grandi compositori

L’acqua: musa dei grandi compositori

La musica classica è da sempre intrecciata con la natura e i suoi elementi. Quando si unisce al tema dell’acqua, emerge una sinergia affascinante che consente ai compositori di navigare nel ritmo di questo elemento vitale, nelle sue profondità, nella sua limpidezza, nella potenza delle sue correnti, e di attingere in un infinito ventaglio evocatorio di significati che l’umanità ha riconosciuto all’elemento per eccellenza di purificazione e rinascita.

Nel corso della storia, i compositori classici hanno tratto ispirazione dalle molteplici manifestazioni dell’acqua, infondendo alle loro composizioni la sua fluidità, il ritmo e la risonanza simbolica. La natura mutevole dell’acqua trova un corrispondente musicale in composizioni che vanno dalla serenità e tranquillità alla turbolenza e alla potenza, dal pericolo alla salvezza.
Compositori come Johann Strauss II hanno catturato le qualità gioiose ed effervescenti dell’acqua in brani come “Sul bel Danubio blu”. Attraverso i suoi valzer, Strauss evoca l’eleganza e la grazia del fluire dolce di un fiume, invitando gli ascoltatori a intraprendere un viaggio musicale lungo il suo percorso sinuoso e sensuale.
Di contro, “La Cavalcata delle Valchirie” di Richard Wagner mette in mostra gli aspetti distruttivi e tumultuosi dell’acqua. Le melodie sontuose e l’orchestrazione tonante catturano la potenza dirompente di un fiume in piena, immergendo gli ascoltatori in una tempesta sonora.
Se nei primi due compositori, la composizione mette in mostra la natura dell’acqua, in altri, l’elemento diviene veicolo per la contemplazione. Nel preludio per pianoforte “La cathédrale engloutie” di Claude Debussy, il compositore descrive musicalmente una cattedrale sommersa emergente dalle profondità del mare. Attraverso armonie eteree e delicate tecniche pianistiche, Debussy evoca un senso di mistero e meraviglia, invitando gli ascoltatori a esplorare le profondità della loro immaginazione.

L’acqua è da sempre vista come simbolo di purificazione, rinnovamento e profondità emotiva. I compositori si immergono nella sua simbologia per evocare e donare all’ascoltatore una vasta gamma di sentimenti, dalla serenità e meditazione alla malinconia e all’introspezione. Così, nel Preludio op. 28 n. 15 “La goutte d’eau”, Frédéric Chopin, usa le persistenti e scroscianti note del pianoforte per imitare il suono delle gocce di pioggia che cadono su una finestra, catturandone la natura ritmica. Il brano racchiude la bellezza malinconica di una giornata piovosa, simboleggiando anche il potere trasformativo dell’acqua mentre rinfresca e purifica.
Altri autori hanno imitato e interpretato nelle loro opere la ritmicità e la musicalità dell’acqua come l’andare e venire delle maree o il dolce sciabordio delle onde, creando brani che risuonano con i nostri istinti primordiali. 
In “Jeux d’eau” Maurice Ravel emula abilmente i suoni e il movimento dell’acqua che scorre, attraverso arpeggi e passaggi rapidi. La musica danza e scintilla, incarnando l’effervescenza e la vivacità dell’acqua in movimento.
In artisti più vicini a noi, come il coreano Yiruma o l’italiano Einaudi, l’acqua, la pioggia, il mare divengono metafora della condizione umana, strumento attraverso il quale indagare la nostra visione della vita, il nostro rapporto con gli altri, in una prospettiva contemporanea e accessibile.
La traduzione degli elementi naturali in suono rappresenta una delle più suggestive ed emozionanti prove della creatività umana, che riconosce nella natura la più grande maestra alla quale ispirarsi per dare nutrimento alla nostra fantasia.

Moreno Stracci, Critico e Storico musicale

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