La donna che fotografò il DNA
Rosalind F. Franklin (1920-1958) fu una scienziata che rivoluzionò il mondo della biologia e che ancora oggi ci parla del fondamentale contributo delle donne alla scienza.
Negli anni ’50, gli scienziati erano impegnati in una corsa verso la risposta ad una ambita domanda: qual è la struttura del DNA? Già dal 1944 era nota l’esistenza della molecola, di cui Pauling aveva abbozzato una struttura poco convincente.
La londinese Rosalind E. Franklin (in foto), biochimica esperta di cristallografia, prese parte alle ricerche, accettando di aiutare il biologo M. Wilkins, e, nel 1952, compì un passo fondamentale: riuscì, tramite i raggi X, a scattare la Photograph 51 (foto a destra), che mostrava la natura a doppia elica del DNA.
La scienziata pubblicò i suoi studi tuttavia e scoprì di essere arrivata terza: il mondo attribuiva la scoperta a J.D. Watson e F.H. Crick.
E non ci sarebbe nulla di mendace, se non che Wilkins aveva mostrato, senza che la Franklin sapesse, la foto a Watson. Quest’ultimo capì che si trattava del tassello mancante per i suoi studi e quelli di Crick. Nel 1962 i due vinsero il premio Nobel per la medicina, senza nemmeno citare la scienziata. Solo dopo, nel ’68, nella sua biografia, Watson ne parlerà ma sgradevolmente come “la terribile e bisbetica Rosy”, donna con un caratteraccio.
La scienziata non assisterà mai a tutto ciò: malata di tumore, forse per l’elevata esposizione ai raggi X, si spense nel 1958.
Ancora oggi, se apriamo un libro di scuola, di rado troviamo il nome de “la donna che fotografò il DNA” e che “non si è accontentata di fare l’assistente di Wilkins” (M.Ellman) eppure rappresenta un grande esempio del fondamentale ruolo delle donne, ieri come oggi, anche nella ricerca scientifica, troppo a lungo considerata “cosa da uomini”.
Chiara Morelli
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