Inchiesta: Gesù è esistito? Una prospettiva storica
a cura di Pamela Stracci
La figura di Gesù Cristo è, ancora oggi, al centro di una delle questioni più dibattute nella storia e nella teologia. Mentre per molti la sua esistenza è un dato di fatto, ci sono anche studiosi che sollevano domande sull’autenticità storica di Gesù.
Le fonti antiche
Non avendo scritto o dettato nulla, le fonti su Gesù sono tutte indirette. Gran parte di ciò che sappiamo su di lui proviene dai testi del Nuovo Testamento della Bibbia, scritti da testimoni oculari o da coloro che si basavano su testimoni oculari. Gli Apostoli Matteo e Giovanni, e gli Evangelisti Marco (discepolo di Pietro) e Luca (discepolo di Paolo), hanno registrato la vita e gli insegnamenti di Gesù nei Vangeli, in una prospettiva prettamente teologica e di fede.
Ci sono però alcune menzioni di Gesù da parte di autori storici dell’epoca, sebbene siano limitate e oggetto di dibattito tra quegli studiosi che sostengono l’autenticità di queste fonti e altri che ritengono siano state oggetto di interpolazioni successive. Vediamone alcune.
Flavio Giuseppe, uno storico ebreo-romano del I secolo menziona Gesù nelle sue “Antichità giudaiche”:
“Circa tal tempo visse Gesù, uomo saggio, se pur dee dirsi, ch’ei fosse uomo. Perciocchè egli fece opere maravigliose, maestro fu di persone, che amavano solo la verità; e trasse al suo seguito molti Giudei e molti stranieri. Egli era Cristo; e quantunque Pilato a sommossa de’ principali tra i nostri, che l’accusarono, condannato lo avesse alla croce, pure i suoi primi seguaci non si rimasero dall’ amarlo. Perciocchè dopo il terzo giorno comparve lor vivo di nuovo, avendo questa e cent’ altre cose mirabili di lui predette i divini profeti; e fino a’ nostri di si conserva una gente, che porta il nome da lui di Cristiana” (Libro XVIII, Capitolo IV, III) e ancora «…Albino – procuratore di Giudea n.d.d. – era ancora in viaggio, raduna il consesso de’ giudici; e introdotti dinanzi a quell’ assemblea il fratel di Gesù detto Cristo, che Giacomo si nominava e con lui alcuni altri, dopo accusatili di aver trasgredita la legge, li sentenziò a dover essere lapidati» (Libro IX, Capitolo IV, III).
Lo storico romano Tacito (54-119 d.C.) nei suoi “Annali” menziona Gesù in connessione con l’incendio di Roma sotto l’imperatore Nerone. Siamo nel 64 e a Roma scoppiò il grande incendio che l’opinione pubblica imputò allo stesso imperatore. Nonostante Nerone cercò in tutti i modi di scagionarsi dall’accusa, non ci riuscì. Allora “per far cessare ogni diceria, si inventò dei colpevoli e colpì con pene di estrema crudeltà coloro che, odiati per il loro comportamento contro la morale, il popolo chiamava Cristiani. Colui al quale si doveva questo nome, Cristo, nato sotto l’impero di Tiberio, attraverso il procuratore Ponzio Pilato era stato messo a morte”.
Questa breve menzione è stata oggetto di discussione, e molti studiosi ritengono che Tacito abbia riferito di ciò che era conosciuto al suo tempo. Indubbiamente questo contributo pone l’accento sul fatto che all’epoca di Nerone la comunità cristiana a Roma era composta da un numero considerevole di membri.
Nel Talmud babilonese (II-V sec. d.C.) viene tramandato questo racconto “Alla vigilia della Pasqua – il venerdì della Parasceve (n.d.d.) – Yeshu [il nazareno] fu appeso. Per quaranta giorni prima dell’esecuzione un araldo gridava: “Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l’apostasia. Chiunque sappia qualcosa a sua discolpa venga e difenda il suo operato”. Poiché nessuna testimonianza fu mai portata in suo favore, egli fu appeso alla vigilia della Pasqua [e del sabato]. Disse Ulla: “Credi tu che egli sia stato uno per il quale si sarebbe potuto attendere una discolpa? Egli fu invece un istigatore all’idolatria, e il Misericordioso ha detto: Tu non devi avere misericordia e coprire la sua colpa! Con Yeshu fu diverso, perché egli stava vicino al regno” (Tratto da Sanhedrin B).
In una recente intervista nel programma “Passato e Presente” condotto da Paolo Mieli su Rai Cultura, il Prof. Alessandro Barbero evidenzia come: “sappiamo molte cose ma non tutto sui potenti dell’epoca, su Augusto, su Tiberio, sui loro parenti, sui loro ministri. Sulla povera gente che viveva nell’Impero sappiamo pochissimo: allora se noi di un suddito, un miserabile che viveva in una provincia lontana dell’impero, abbiamo quattro, cinque testimonianze sulla sua vita e sulla sua morte, scritte entro qualche decennio da quando i fatti sono accaduti, ecco, sembra un po’ difficile pensare che non sia veramente vissuta questa persona. Non c’è nessun altro suddito dell’Impero romano su cui noi abbiamo così tante informazioni, poi naturalmente siccome quest’uomo ha creato un movimento che lo ha immaginato, lo ha voluto vedere in lui prima il Messia aspettato dagli ebrei, poi comunque il figlio di Dio, l’iniziatore di una nuova vita per tutta l’umanità, è chiaro che chi credeva si è anche immaginato tante cose. Quindi noi non possiamo essere sicuri del singolo particolare della vita e morte di Gesù fino a quando non vengono fuori altri dettagli come per esempio che Ponzio Pilato sia esistito perché ci sono delle lapidi che parlano di lui. Ma che Gesù sia esistito e abbia fatto più o meno quello che ci viene raccontato in gran parte, io credo che sia indiscutibile.”
Guarda l'intervista del Prof. Barbero da "Passato e Presente"
Le sfide alla storia di Gesù
Alcuni studiosi confrontano gli elementi della storia di Gesù con le narrazioni di miti e divinità dell’antichità. Sostengono che ciò potrebbe indicare che la storia di Gesù è stata plasmata da influenze mitologiche e non rappresenta una figura storica reale. Certamente, la teoria dei paralleli con i miti antichi suggerisce che alcuni elementi della storia di Gesù potrebbero essere stati quanto meno influenzati da racconti mitologici precedenti analogie che sono tuttora oggetto di
dibattito. Vediamone un paio:
Nascita vergnale: l’idea di una nascita verginale è presente nelle narrazioni della nascita di Gesù nei Vangeli. Ma storie simili, di nascite verginali o concezioni miracolose, si trovano anche in miti di molte delle divinità antiche come Mitra, Perseo (ricordate Zeus che feconda la vergine Danae trasformandosi in pioggia dorata?), Buddha (anche se non è una divinità quanto un potenziale universale) e Marduk il dio Babilonese.
Morte e resurrezione: la narrativa della morte e risurrezione di Gesù è uno degli elementi chiave del cristianesimo. Storie di morte e risurrezione si trovano anche in miti di divinità come Osiride, Adone e Dionisio.
Molti respingono l’idea che questi paralleli dimostrino una diretta influenza di miti antichi sulla figura di Gesù e considerano queste similitudini come risultato di archetipi comuni nelle storie umane o come coincidenze riflettendo la complessità dello studio delle interpretazioni storiche e religiose e la sfida di separare le influenze culturali.
Perchè il 25 dicembre?
La data del 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù è stata fissata dalla Chiesa cristiana nel corso dei secoli, ma non c’è una base storica definitiva che confermi questa data come quella effettiva del suo compleanno. Il 25 dicembre coincide con diverse festività pagane legate al solstizio d’inverno, in particolare al “Natale del Sole invincibile” (dies Natalis Solis Invicti) nell’antica Roma dove si celebrava la nascita di Mitra, il dio del sole invincibile. Ancor prima, nel 3000 a.C., lo stesso giorno veniva festeggiato il dio del sole babilonese, Shamash. Il solstizio d’inverno è il momento in cui i giorni ricominciano ad allungarsi, ovvero la rinascita della luce. Questo potrebbe aver avuto significato simbolico nell’associazione con la nascita di Gesù come “luce del mondo”. Quando l’imperatore Costantino, nel 330 d.C., si convertì alla religione cristiana, il 25 dicembre si incominciò a festeggiare il “Natalis Christi”. È chiara la posizione della maggior parte degli studiosi che ritengono che la Chiesa abbia scelto questa data per sovrapporsi a queste festività, cercando di convertire le tradizioni pagane in celebrazioni cristiane.
La questione sull’esistenza storica di Gesù rimane ancora dibattuta e oggetto di studio ma – alla fine – è fondamentale considerare che questa figura assume un significato religioso e spirituale importante per milioni di persone in tutto il mondo. Gesù era ebreo, rispettoso delle Sacre Scritture dei Padri, ma non voleva fondare una religione: diversamente voleva dare con il suo esempio un’applicazione “pratica” degli insegnamenti divini ma la semplicità del messaggio che portava e l’assenza di pretese materiali, fecero tremare anche l’Impero più potente al mondo, consacrando la sua parola all’immortalità. Al di là delle questioni storiche e delle posizioni religiose, il messaggio portato da quest’uomo è potente e attuale perché ci parla di quell’amore incondizionato che potrebbe veramente cambiare il presente.
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