Il verde: tra simbologia e storia
I colori esprimono e ispirano sentimenti e sensazioni che cambiano con lo scorrere del tempo e da cultura a cultura. Il verde ci narra una storia di natura, speranza e fortuna ma anche di superstizioni e spiritualità.
Il verde è un colore secondario ottenuto dall’unione dei primari giallo e blu, ed è il complementare del rosso. È un colore rilassante per l’occhio, nelle sue molteplici sfaccettature cromatiche e nei suoi toni più o meno caldi ottenuti aggiungendo rosso, giallo o blu. Il suo nome, dal lat. viridis, oltre al significato oggettivo di “ricoperto di vegetazione” è usato in senso traslato con il significato di “vivace”; è associato infatti a tutto ciò che è giovane, fresco, alla speranza e alla rinascita.
Nella storia dell’arte, il verde non ha sempre trovato un’accoglienza favorevole: per i popoli primitivi era un colore già così abbondante in nature che non sarebbe risaltato all’interno di una pittura; questa visione venne condivisa anche dai Greci, molti secoli dopo, che avevano una tavolozza per lo più limitata ai rossi, al bianco e al nero.
Occorrerà aspettare l’epoca ellenistica affinché questa tinta inizi ad essere apprezzata. Gli etruschi, al contrario, ne facevano ampio uso assieme ai rossi e al blu, assegnando a questi colori soprattutto una funzione magica e rituale. Gli egiziani associavano il verde (wadhj) al dio Osiride, il Grande Verde, spesso raffigurato proprio con la pelle di questo colore perché simboleggiava la crescita, la vita e la resurrezione, e al dio Ptah, il Grande Creatore. In India anche il dio Kam è verde.
I latini usavano il verde sia per tingere le stoffe prevalentemente destinate all’abbigliamento di qualche eccentrica signora, sia nel dipingere le superfici pur considerandolo, almeno all’inizio, un colore “barbaro”, ossia straniero, bizzarro. Successivamente, nel Basso Impero una stoffa di colore verde veniva usata per fasciare, in segno beneaugurante, i neonati. Nel medioevo, e fino a tutto il Rinascimento, era il colore che indossavano le ragazze in cerca di marito o le donne in dolce attesa, come si evince dal dipinto di Jan Van Eyck del 1434 Ritratto dei coniugi Arnolfini (National Gallery of London).
Oltre ai significati appena tracciati, non dobbiamo dimenticare che il verde ebbe, nei secoli, anche valenze negative: sin dai tempi antichi veniva utilizzato per rappresentare esseri mitologici come draghi, streghe, chimere e mostri. Si ipotizza che questa rappresentazione sia da associare al verde che caratterizza il corpo di molti animali appartenenti alle famiglie dei rettili e degli anfibi, animali che nell’uomo hanno sempre destato un senso di repellenza e di paura.
Nel passato il colore verde si otteneva da minerali naturali come la malachite o sostanze vegetali. Con la tecnologia moderna, a partire dal XIX secolo, il verde, nelle infinite gamme possibili, è in modo prevalente realizzato chimicamente, anche per abbattere i costi di produzione e vendita, e per garantire una maggiore conservazione e stabilità nel tempo, impossibile ad esempio con le tinte vegetali. È a partire dal XVII secolo, con lo studio del colore, che gli artisti iniziano a crearlo per unione dei due primari.
Pamela Stracci
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“Jan van Eyck – The Arnolfini Portrait [1434]” by Gandalf’s Gallery is licensed under CC BY-NC-SA 2.0.