Come si calcola la Pasqua cristiana

Come si calcola la Pasqua cristiana

La prima domenica dopo la prima luna piena successiva all’equinozio di primavera, cade la Pasqua cristiana, vediamo perché.

A differenza del Natale, la Pasqua è definita una festa “mobile”, la cui ricorrenza cade sempre in giorni diversi ogni anno. Per l’esattezza, questa importantissima festività cristiana si celebra la domenica successiva al Plenilunio che segue l’Equinozio di primavera. 

Si basa pertanto sul ciclo della luna e quindi la sua data, per la Chiesa d’Occidente, può andare dal 22 marzo al 25 aprile. La Pasqua è detta “bassa” se la data cade tra il 22 marzo e il 2 aprile, “media” se è tra il 3 e il 13 aprile e “alta” se è tra il 14 e il 25 aprile. 

Il legame con la luna si deve al racconto della tradizione apostolica dell’evangelista Giovanni che fa ricorrere la morte di Gesù in concomitanza con la Pasqua ebraica e così, fino al II sec. d.C. i cristiani celebravano la loro Pasqua il 14 nisàn. Il Concilio di Nicea nel 325, interpretando un passo di San Paolo, fissò diversamente la data della ricorrenza che da allora è stabilita nella domenica successiva alla prima luna piena di primavera. 

La Pasqua cristiana celebra la “Resurrezione” di Cristo, l’Agnello di Dio, e il legame tra l’opera salvifica dell’Antico Testamento e quella del Nuovo Testamento, la nuova Alleanza tra Dio e l’uomo. Cristo vince la morte ed esce dal suo sepolcro, così come, nella tradizione pagana, la lepre esce dalla sua tana dopo l’inverno per ricominciare una nuova vita, così come l’uovo, che assomiglia apparentemente ad un sasso inerme, al suo interno racchiude la vita nuova.

La Pasqua ebraica, chiamata Pesach, che letteralmente significa “saltare oltre, tralasciare”, oggi come allora, si inizia a festeggiare la sera del 14° giorno del settimo mese, quello di nisàn, del calendario ebraico, ovvero del plenilunio del primo mese lunare dopo l’equinozio. Commemora l’avvenimento della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù e l’esodo dal paese d’Egitto con Mosè, come descritto nell’Antico Testamento. Per gli Ebrei la Pasqua si riferisce in particolare alla notte in cui il Signore “saltò oltre” le case degli ebrei contrassegnate dal sangue dell’agnello sacrificato, risparmiando i figli maschi del suo popolo contro quelli del regno d’Egitto che ebbero invece una amara e sfortunata sorte. Per ricordare questo evento, è tradizione della comunità ebraica mangiare l’agnello (il sacrificio), le erbe amare (la schiavitù) e il pane azzimo (per uscire velocemente dall’Egitto).

 
Dalle tradizioni locali, come il Canto all’Uovo, all’Uovo Cosmico induista, dal coniglio celtico all’Hanami giapponese, fino al tremendo Ecce Homo pronunciato da Ponzio Pilato, il periodo pasquale ci parla, sì, di rinascita ma soprattutto di verità, del mistero che si svela, della divinità che si libera dell’involucro carnale, del velo che cade davanti a occhi increduli e mostra la vera natura di Dio.

Chiara Morelli

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