Ara Pacis: un monumento di propaganda
L’Ara Pacis rappresenta una magnifica opera di propaganda politica dell’antichità che ancora oggi ci parla della grandezza di Roma.
L’Ara Pacis Augustae è un monumento celebrativo costruito nel 9 a.C. nel Campo Marzio. Fu eretto per celebrare il ritorno vittorioso di Augusto dalle campagne militari di Spagna e Gallia, che ristabilirono la pace nell’impero. La struttura del monumento è molto semplice: eseguito in marmo, riproduce la struttura del templum, ossia un spazio sacro. La costruzione è formata da un rettangolo con lati di 10 e 11 metri, poggiato su un podio. Presenta una scalinata che conduce all’interno, dove troviamo un’ulteriore scalinata che porta all’ara, l’altare. A contrasto della semplicità strutturale, troviamo il ricco apparato decorativo, che inscena una formidabile celebrazione dell’imperatore Augusto e della grandezza di Roma. Particolarmente interessante, in questa ottica, è l’esterno della costruzione: vi troviamo un fregio a doppio registro che corre su tutti i lati. Il registro inferiore è formato da un elaborato intreccio vegetale di girali d’acanto che accolgono insetti e uccelli. Il registro superiore si compone, sui lati lunghi, di fregi con processione, e su quelli brevi di scene relative alle origini di Roma. È questa la parte più interessante, dove allegorie, scene di mito e raffigurazioni di personaggi reali assolvono unitamente alla funzione celebrativa del monumento. Ai lati dell’ingresso orientale, vediamo due personificazioni: a sinistra Roma (oggi quasi completamente perduta), a destra la Saturnia Tellus (Terra), con due bambini in grembo, animali e due Aure, personificazioni dei venti (foto di copertina). La figura di Aura è presente già nella mitologia greca. Il mito, così come narrato nelle Dionisiache di Nonno di Panopoli (V sec. a.C.), racconta di una ninfa, figlia di Peribea e Lelanto che si attirò l’ira di Artemide, per un complimento sul corpo di questa non gradito. Il dio Dioniso, indotto da Nemesi a poggiare il suo sguardo su Aura, la possedette mentre lei era ubriaca. Da quel rapporto nacquero due gemelli, che Aura odiava profondamente. Tentò di farli divorare da una leonessa, lasciandoli in una tana.
Vi entrò invece una pantera, che iniziò ad allattarli. Una storia che ci ricorda il mito di Romolo e Remo.
I lati dell’ingresso occidentale presentano due episodi della nascita di Roma: a sinistra, il Lupercale, grotta sacra dove Marte trovò i due gemelli allattati dalla lupa, figli del dio e di Rea Silvia. A destra, invece, il Sacrificio di Enea ai Penati, gli spiriti protettori. Nei due cortei sui lati lunghi della costruzione si riconoscono molte delle personalità più influenti della Roma del tempo: l’imperatore Augusto è accompagnato da Tiberio, Agrippa, i sacerdoti Flamini, Livia, Antonia Minore e altri, più o meno identificati dagli archeologi. Il monumento è, in sintesi, l’esempio di propaganda politica forse rimasto insuperato nella storia della civilta romana.
Grazie a un perfetto equilibrio tra rispetto dei mores maiorum (i costumi degli avi) e richiamo alla società romana contemporanea, celebra quel lungo periodo conosciuto con il termine di Pax Augusta, periodo di pace che, iniziata con Augusto, terminerà nel 180 d.C. con la morte dell’imperatore Marco Aurelio.
Moreno Stracci
© Riproduzione riservata
Photo credits
“The Ara Pacis (I)” by isawnyu is licensed under CC BY 2.0.
“The Ara Pacis (I)” by isawnyu is licensed under CC BY 2.0.
“File:Statue-Augustus white background.jpg” by FollowTheMedia (original author: Till.niermann) is licensed under CC BY-SA 3.0.