Il primo volo di Leonardo
Leonardo, il genio che spese la sua vita per il progresso della civiltà umana. Invenzioni, idee, intuizioni che sembrano provenire da un altro mondo.
Volare liberi al di sopra delle nuvole è un sogno che da sempre l’uomo ha cercato di raggiungere: l’ingegnoso Dedalo padre di Icaro che costruì, secondo il mito, delle ali di cera e piume, Leonardo da Vinci, Otto Lilienthal con i suoi voli planati di fine Ottocento, l’auto volante dell’inventore romeno Traian Vuia del XX sec., i fratelli Wright, tanto per citarne alcuni. Certo è che Leonardo fu il capostipite di quella rivoluzione tecnologica che ha consentito all’uomo contemporaneo di utilizzare oggi, con tanta semplicità le “macchine volanti” come mezzo di trasporto – più sicuro al mondo – ma anche per la pratica sportiva.
3 gennaio 1496, Leonardo si trovava a Milano, alla corte del duca Ludovico Sforza detto il Moro, e qui sperimenta la prima macchina volante con ali meccanizzate per imitare il volo di un’aquila.
La macchina volante doveva “cavalcare il cielo”, leggera ma robusta come un uccello, una ispirazione che accompagnò Leonardo dalla tenera età. Riportato nel Codice Atlantico (foglio 749), il progetto della macchina volante doveva imitare il volo di un uccello ma anche riprendere l’anatomia delle ali dei pipistrelli leggere e agili con quelle membrane sottili ma resistenti perfette per supportare il volo.
Nella macchina di Leonardo il pilota era collocato all’interno di un abitacolo con un seggiolino che permetteva di avere mani e gambe libere per spingere con forza il meccanismo che permetteva il battito delle ali. Vista la grande ampiezza delle ali necessarie a supportare il peso di un uomo, il decollo della macchina doveva avvenire da una piattaforma sopraelevata.
Il primo volo della macchina non fu un successo a livello pratico ma aprì la strada per gli esperimenti dei secoli successivi e a un nuovo modo di concepire la natura anche come fonte di ispirazione tecnologica.
Chiara Morelli
Piglierà il primo volo il grande uccello
sopra del dosso del suo magno Cecero,
empiendo l’universo di stupore,
empiendo di sua fama tutte le scritture,
e gloria eterna al nido dove nacque.
Leonardo da Vinci
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