25 Marzo: il Dantedì e l’inizio del viaggio dantesco
di Pamela Stracci
Il Consiglio dei Ministri il 17 gennaio 2020 ha istituito con cadenza il 25 marzo di ogni anno, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, il “Dantedì”. Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, ha accolto e promosso l’istanza presentata dal “Comitato nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri”, evento che ricorre quest’anno.
“Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia” come ricorda il Ministro. Una ricorrenza che a pensarci bene sembra quasi scontata perché in Italia, paese della bellezza culturale, artistica, paesaggistica, siamo così abituati all’eccellenza e al bello che quasi ce ne dimentichiamo o peggio ci sembra “normale”. Ma perché Dante è così importante sia in una Italia che non si risparmia di poeti e letterati in tutti i secoli, sia all’estero, e perché è stato scelto il 25 marzo come data commemorativa? Dante è l’uomo o meglio il poeta giusto al momento giusto! Siamo a cavallo tra il Duecento e il Trecento, in un periodo storico dove la Terra Italiae era una Paese senza un centro politico né una capitale e dove le città si combattevano tra loro per affermare la supremazia territoriale, anche con il sostegno di eserciti stranieri. Una penisola dove si parlavano molti dialetti e anche la unità linguistica, che era stata una delle rivoluzioni introdotte dal dominio romano, era solo il ricordo di un lontano retaggio. Nel resto d’Europa le lingue dominanti si erano invece già affermate in vari modi: o perché parlate nelle capitali di Stato come a Parigi o a corte come a Londra, o come lingue dei testi religiosi: l’Arabo, la lingua del Corano, l’Ebraico della Bibbia e il Tedesco, lingua in cui è stata tradotta da Lutero sempre la Bibbia.
In questo contesto italiano si inserisce la Commedia di Dante, un “libro di poesie” che parlava in un linguaggio universale di amore e umanità, Insomma, un libro che ha ispirato e affascinato tutti i letterati della penisola, da Nord a Sud fino alle grandi isole, portando unione in un periodo particolarmente frammentato della storia del Paese. Ma non solo. Dante, che conosceva benissimo il latino classico, decide di scrivere la Commedia in volgare toscano per poter raggiungere più persone possibili, anche il popolo che certo non conosceva le grandi lingue dalla cultura, perché sente di avere una missione da compiere per volere di Dio: mostrare a tutti gli uomini, con questo poema, la retta via da seguire per raggiungere il paradiso e la vita eterna.
La Commedia si afferma comunque non senza tensioni di carattere morale e religioso che partivano direttamente da Firenze: i domenicani fiorentini ne vietarono per esempio la lettura perché la ritenevano un ostacolo ad una cultura religiosa basata interamente ed esclusivamente sui testi sacri mentre i francescani, che rappresentavano in quel periodo il movimento più importante e attivo della Chiesa di Roma, riconobbero in questo libro i valori essenziali della spiritualità cristiana, proponendone e incentivandone anzi la lettura pubblica. Tra queste letture pubbliche sicuramente la più famosa rimane quella del Boccaccio, che non conobbe mai direttamente Dante ma ne ammirò l’opera tanto da definirla “Divina”.
Nell’Ottocento anche Mazzini, il profeta dell’unità d’Italia, riprende la Commedia come strumento per promuovere e riscoprire il sentimento di unione della penisola. Un libro che rappresenta ancora oggi un simbolo dell’Italia nel mondo, straordinario ambasciatore della nostra cultura, tradotto in oltre settanta lingue e dialetti. L’Italia dal 2020 celebra così il genio di Dante scegliendo un giorno che naturalmente non è casuale.
Partendo dalla terzina 112-114 del XXI Canto dell’Inferno, i dantisti riconducono proprio al 25 marzo, nell’anno 1300, la possibile data di inizio del viaggio di Dante. In questa terzina è il diavolo alato Malacoda che parla e offre, per così dire, la soluzione all’enigma:
"Ier, più oltre cinqu’ore che quest’otta,
Mille dugento con sessanta sei
Anni compié che qui la via fu rotta."
ovvero:
“Proprio ieri, cinque ore prima di adesso, la via crollata ha compiuto mille e duecento sessanta sei anni”.
Ed ora non ci resta che festeggiare il Dantedì!
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