Lombalgia tra Metamedicina e Medicina Tradizionale Cinese

di Moreno Stracci
Quando il corpo cede al peso che la mente non riesce più a portare
La parte bassa della schiena è, nella medicina occidentale, una zona vulnerabile dal punto di vista strutturale, sede di tensioni, posture scorrette, usura e carichi meccanici. Ma chi guarda il corpo come manifestazione visibile di processi più profondi sa che il dolore lombare non parla soltanto di muscoli o dischi intervertebrali: parla di noi, di ciò che tratteniamo, di ciò che temiamo, di ciò che non possiamo più sostenere. È chiaro che le medicine energetiche non negano l’esistenza di patologie fisiche. Il dolore ha una componente concreta, e va affrontato da un punto di vista strutturale. Tuttavia può esistere, accanto alla causa materiale, una componente emozionale che ha contribuito alla sua comparsa o cronicizzazione. A questo punto le medicine energetiche propongono di farsi una domanda in più:
“Perché proprio lì, proprio ora, proprio in me?”
Sia nella Metamedicina che nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), il corpo è un messaggero. La lombalgia non è un errore, ma un segnale che il nostro equilibrio interiore si è incrinato. Entrambi gli approcci, pur con linguaggi diversi, concordano sul fatto che questo sintomo è spesso legato a una perdita di sostegno interiore, un eccesso di responsabilità, o una difficoltà a fidarsi della vita.
Il significato profondo del dolore lombare secondo la Metamedicina
Claudia Rainville, fondatrice della Metamedicina, insegna che ogni sintomo ha un senso. Il corpo manifesta ciò che non riusciamo a esprimere. Secondo questa visione, la lombalgia può riflettere un conflitto tra ciò che sentiamo di dover fare e ciò che vorremmo fare davvero. Si presenta spesso in persone che portano il peso del mondo sulle spalle, che si sentono obbligate a sostenere tutto, che hanno difficoltà a chiedere aiuto o a lasciare andare.
Quando il dolore è lieve ma costante, come un fastidio che non se ne va mai, il messaggio può essere ancora più profondo: il corpo ha smesso di gridare, ma continua a ricordarci che qualcosa non va, che stiamo consumando lentamente la nostra forza vitale.
Rainville associa questo tipo di dolore a un senso di insicurezza, mancanza di sostegno, paura di crollare. Frasi interiori come “Devo farcela da solo”, “Non posso mollare” o “Se non tengo tutto sotto controllo, cadrà tutto” rivelano un’immagine di sé irrigidita, sola, sovraccarica. La schiena allora non regge più.
La visione della MTC: i Reni, la paura e il controllo
Nella Medicina Tradizionale Cinese, la zona lombare è la sede energetica dei Reni (Shen). Non si tratta solo di un organo fisico, ma di un sistema energetico profondo, che conserva il Jing, l’essenza vitale con cui nasciamo. I Reni sostengono la volontà, la stabilità, la capacità di affrontare la vita con fiducia.
L’emozione legata ai Reni è la paura. Quando i Reni sono deboli, questa paura diventa eccessiva, spesso non razionale, e si traduce in un bisogno crescente di controllo. Il corpo cerca sicurezza irrigidendosi, trattenendo. Il risultato è un dolore lombare cronico, spesso accompagnato da affaticamento, sensazione di freddo interno, insicurezza, mancanza di direzione.
A questo si aggiunge il ruolo del Fegato (Gan), responsabile del libero fluire del Qi. Quando il Fegato è in stagnazione, la persona diventa più rigida, ansiosa, perfezionista. Il bisogno di controllo si accentua: tutto deve essere sotto sorveglianza, tutto dev’essere previsto. La persona che vuole controllare tutto, che fatica a lasciare andare, che trattiene emozioni, parole e decisioni, crea una tensione costante nel proprio asse centrale, la schiena.
Il corpo diventa lo spazio in cui si accumula ciò che non riusciamo a lasciare andare.
La lombalgia diventa così l’espressione fisica di uno squilibrio tra Acqua e Legno, tra la necessità di radicamento e il bisogno di controllo, tra paura e tensione.
Il dolore leggero ma persistente: quando il corpo sussurra
In entrambi gli approcci, un dolore sordo e continuo nella zona lombare viene interpretato come una forma di logoramento profondo. Non urla, ma non si spegne. È come un campanello che non smette mai di suonare, anche se cerchiamo di ignorarlo.
Per la MTC, questo quadro corrisponde spesso a un vuoto di Yang dei Reni, cioè a una debolezza progressiva della forza calda e attiva che ci sostiene. A livello mentale, si accompagna a mancanza di motivazione, paura del cambiamento, stanchezza cronica, difficoltà a trovare la propria direzione. L’energia non sale più. Il dolore diventa il modo in cui il corpo trattiene ciò che non può più trasformare.
Dal punto di vista della Metamedicina, quel dolore lieve ma costante ci mostra che la lotta interiore è diventata abitudine. Non ci ribelliamo più. Portiamo tutto, in silenzio, sperando che passi. Ma il corpo ricorda.
Un invito alla trasformazione
Lombalgia non significa solo “mal di schiena”. Significa che qualcosa dentro di noi ha bisogno di essere visto. Nella MTC si interviene sul corpo con il Tuina, l’agopuntura, la moxa, e il Qi Gong. Ma nessun trattamento sarà completo se non accompagna anche una presa di coscienza.
La lombalgia ci invita a chiederci: Sto vivendo su una base solida o sto cercando di controllare tutto per paura di crollare?
Mi sento sostenuto o sto reggendo qualcosa che non è più mio?
Posso fidarmi, anche solo un po’, della vita, di me?
La guarigione, allora, non è solo liberarsi dal dolore. È riconnettersi con la propria essenza vitale, restituire energia ai Reni, lasciare che il Fegato fluisca, e tornare a sentire che il corpo non è contro di noi, ma ci accompagna nel nostro percorso. Sta a noi ascoltarlo e fare ciò che ci chiede:
“Ogni parte del corpo parla di una parte di noi. Non per accusarci, ma per guidarci verso un riequilibrio profondo.”
— Claudia Rainville
Esercizio di visualizzazione: lasciare andare il peso
Un piccolo rituale simbolico per sciogliere il carico emotivo legato alla zona lombare.
- Trova uno spazio tranquillo.
Siediti o stenditi in una posizione comoda. Porta l’attenzione alla tua schiena, dove percepisci il dolore. Respira profondamente per qualche minuto. - Visualizza il peso.
Immagina ora di camminare sulla riva di una maestosa spiaggia assolata. Puoi camminare con serenità, il mare è calmo, non c’è pericolo, non c’è nulla di nascosto. Mentre cammini, ti accorgi che porti una grande e pesante borsa a tracolla che a ogni passo percuote la tua schiena e che ti impedisce di camminare con leggerezza sulla sabbia bagnata della battigia. Fermati per un po’ a percepire il disagio che ti procura.
- Dai forma ai pesi.
Ora siediti sulla sabbia e domandati: cosa contiene la mia borsa? Cos’è che mi rende così pensante? Guarda all’interno, è piena di grandi conchiglie. Osservale per un po’ e poi inizia a tirare fuori le conchiglie una ad una e, mentre lo fai, accostale all’orecchio e lasciati sussurrare il loro nome: “Io sono la conchiglia del tuo timore per…”, “Io sono il tuo dovere di…”, “Mi chiamo responsabilità di…”, “Io sono la conchiglia…”. Continua finché la tua borsa non sarà vuota. - Lascia andare.
Ora osserva le conchiglie che hai poggiato sulla sabbia e domanda loro: ho bisogno di voi? Vale la pena rimettervi nella mia borsa? Non sarebbe meglio restituirvi al mare? - Ripeti mentalmente.
“Mi permetto di alleggerirmi. Non ho bisogno di portare tutto questo fardello. Accolgo il sostegno che la vita mi offre, mi apro all’incertezza come possibilità. Mi fido delle mia forza”. - Concludi con gratitudine.
Quando senti che il momento è giusto, alzati. Rimetti la tua borsa, ora leggera, a tracollata e riprendi il tuo cammino sulla battigia. Mentre ti allontani, girati indietro a guardare le conchiglie che pian piano vengono portate vie dalla risacca. Ringrazia il tuo corpo per averti parlato. Ringrazia te stesso per averlo ascoltato. Volgi lo sguardo in avanti, cammina con leggerezza e fluidità in compagnia del dolce sciabordio delle onde, in questa calda giornata di sole e pace. - Fai qualche respiro e apri gli occhi.
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