7 febbraio 1914: Chaplin crea Charlot
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7 febbraio 1914: Chaplin crea Charlot
Di Moreno Stracci
Il 7 febbraio 1914 segna una data storica per il cinema: nasce ufficialmente il personaggio di Charlot, interpretato dal geniale Charlie Chaplin. Fu in quel giorno che venne proiettato per la prima volta “Kid Auto Races at Venice” (in italiano: Charlot Ingrombrante), il secondo cortometraggio girato da Chaplin per la Keystone Pictures Studio, ma il primo in cui appare il celebre vagabondo.
Charlot, conosciuto anche come “The Tramp” (il vagabondo) nei paesi anglofoni, si presenta con la sua inconfondibile tenuta: bombetta, bastone di bambù, giacca stretta, pantaloni larghi e scarpe grandi e sformate. La sua andatura buffa e il suo atteggiamento malinconico ma resiliente lo rendono immediatamente riconoscibile. Il personaggio incarna la figura del vagabondo gentiluomo, un uomo ai margini della società ma dotato di una straordinaria nobiltà d’animo e di un’ironia irresistibile.
La creazione di Charlot avvenne quasi per caso. Chaplin stesso raccontò che, su richiesta del produttore Mack Sennett di trovare un nuovo personaggio per una delle sue comiche, assemblò il costume improvvisando con quello che trovò negli studi Keystone. Il risultato fu un’icona che avrebbe conquistato il pubblico mondiale per decenni.
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Il personaggio si evolve rapidamente, passando dalle gag slapstick (umorismo basato su azioni esagerate, cadute, scivoloni, schiaffi e situazioni surreali tipiche del cinema muto e delle produzioni della Keystone) a un’interpretazione più raffinata e sentimentale. Nel 1915, con i cortometraggi realizzati per la Essanay, Charlot inizia ad acquisire maggiore profondità emotiva, diventando un simbolo universale della lotta contro le avversità della vita. Capolavori come “The Tramp” (1915) consolidano la sua immagine e ne fanno un’icona del cinema muto.
Negli anni successivi, con film come “The Kid” (1921), “City Lights” (1931) e “Modern Times” (1936), Charlot diventa un personaggio capace di unire la comicità con una forte critica sociale. La sua capacità di emozionare e far riflettere lo rende immortale. L’evoluzione di Charlot riflette i cambiamenti della società e le inquietudini dell’epoca. Se inizialmente rappresentava il semplice outsider alle prese con la sopravvivenza quotidiana, nel tempo il personaggio assume un significato più ampio, diventando un simbolo della lotta contro l’oppressione e l’ingiustizia. Nei suoi film più maturi, Chaplin utilizza Charlot per affrontare tematiche sociali e politiche con una profondità senza precedenti.
Anche dopo il passaggio al cinema sonoro, Chaplin mantiene per anni la figura del vagabondo, fino al definitivo ritiro del personaggio in “Modern Times” (1936), iconico film che critica l’alienazione causata dall’industrializzazione e il ruolo dell’individuo all’interno di un sistema meccanizzato.
Il mutismo di Charlot viene sostituito da personaggi che si fanno portavoce della libertà e della dignità umana. Arriviamo così alla pellicola del Grande Dittatore (The Great Dictator – 1940). dove Chaplin affronta direttamente la figura di Adolf Hitler, parodiandolo nel ruolo del dittatore Adenoid Hynkel. La somiglianza fisica tra Chaplin e Hitler – entrambi con baffetti – era già stata notata dal pubblico, e il film sfrutta questa coincidenza per denunciare il nazismo e le sue atrocità. Il discorso finale del film, pronunciato dal barbiere ebreo (che condivide alcuni tratti con il personaggio di Charlot) scambiato per il dittatore, è un accorato appello alla pace, alla libertà e all’umanità, diventando una delle scene più memorabili della storia del cinema (leggi la trascrizione del discorso in fondo alla pagina).
Chaplin dichiarò in seguito di non aver saputo, al momento della produzione, tutta la portata dell’orrore dell’Olocausto; altrimenti, probabilmente, non avrebbe mai potuto trattare il tema con ironia.
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Negli anni successivi, Charlot e Chaplin stesso divennero figure scomode per l’establishment politico statunitense, considerate le sue posizioni progressiste. Nel 1952, si trovava in viaggio con la famiglia verso Londra, per la prima mondiale di “Limelight” (Luci della Ribalta) e lo raggiunse la notizia che il suo permesso di rientrare nel paese era stato revocato, con l’accusa di comportamento antiamericano, condotta immorale e simpatie comuniste. Visse il resto della sua esistenza in Svizzera.
Tornò negli Stati Uniti nel 1972, dopo vent’anni di esilio. Fu invitato a Hollywood per ricevere l’Oscar alla carriera in riconoscimento del suo straordinario contributo al cinema. Durante la cerimonia, al Dorothy Chandler Pavilion, fu accolto con una standing ovation di dodici minuti, una delle più lunghe nella storia degli Academy Awards.
Charlot, personaggio ormai lontano dal nostro gusto, rimane tutt’oggi un’icona universale della resistenza contro le ingiustizie, un simbolo di speranza e umanità senza tempo, e in questo senso ha molto da insegnarci in questo momento storico.
Il grande dittatore: Discorso all’umanità
“Mi dispiace, ma non voglio fare l’imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Noi tutti vogliamo aiutarci a vicenda. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della felicità dell’altro, non della sua miseria. Non vogliamo odiarci e disprezzarci. In questo mondo c’è spazio per tutti. La natura è ricca e può provvedere a tutti noi. La vita può essere libera e bella, ma noi abbiamo smarrito la strada.
L’avidità ha avvelenato l’anima degli uomini, ha barricato il mondo con l’odio, ci ha spinti verso la miseria e il sangue. Abbiamo sviluppato la velocità, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà. La nostra scienza ci ha resi cinici, la nostra intelligenza duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che di macchine, abbiamo bisogno di umanità. Più che di intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e gentilezza. Senza queste qualità, la vita sarà violenta e tutto sarà perduto.
L’aeroplano e la radio ci hanno avvicinato. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Anche ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi ascoltano, dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solo un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano scomparirà. L’odio degli uomini passerà, e i dittatori moriranno, e il potere che hanno tolto al popolo tornerà al popolo. E finché gli uomini moriranno, la libertà non perirà mai.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi disprezzano, vi schiavizzano, che regolano le vostre vite, vi dicono cosa fare, cosa pensare e cosa sentire! Vi fanno marciare, vi mettono a dieta, vi trattano come bestie, vi usano come carne da cannone. Non cedete a questa gente senza anima, uomini-macchina con menti e cuori di macchina! Voi non siete macchine! Siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nei vostri cuori! Voi non odiate! Solo chi non è amato odia, chi non è amato e chi non è normale!
Soldati! Non combattete per la schiavitù! Lottate per la libertà! Nel diciassettesimo capitolo di San Luca è scritto: “Il regno di Dio è dentro l’uomo” – non in un uomo o in un gruppo di uomini, ma in tutti gli uomini! In voi! Voi, il popolo, avete il potere! Il potere di creare macchine, il potere di creare felicità! Voi, il popolo, avete il potere di rendere la vita libera e bella, di fare di questa vita un’avventura meravigliosa.
Allora, in nome della democrazia, usiamo questo potere! Uniamoci tutti! Lottiamo per un mondo nuovo, un mondo giusto che dia a tutti un’opportunità di lavoro, che dia un futuro ai giovani e sicurezza alla vecchiaia. Promettendovi queste cose, dei bruti sono saliti al potere. Ma mentono! Non mantengono le promesse! Non lo faranno mai! I dittatori liberano se stessi ma rendono schiavi il popolo. Ora lottiamo per realizzare quella promessa! Lottiamo per liberare il mondo! Abbattere le frontiere nazionali! Abbattere l’avidità, l’odio e l’intolleranza! Lottiamo per un mondo di ragione, un mondo in cui la scienza e il progresso conducano alla felicità di tutti gli uomini.
Soldati, in nome della democrazia, uniamoci!”
Hannah puoi sentirmi? Dovunque tu sia abbi fiducia. Guarda in alto Hannah le nuvole si diradano, comincia a splendere il sole. Prima o poi usciremo dall’oscurità verso la luce e vivremo in un mondo nuovo, un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto Hannah l’animo umano troverà le sue ali e finalmente comincerà a volare, a volare sull’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.
Di Moreno Stracci
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