Best seller, i rifiuti più clamorosi della storia dell’editoria contemporanea

Best seller, i rifiuti più clamorosi della storia dell’editoria contemporanea

di Chiara Morelli

Ci sono libri che oggi sono dei veri capolavori della narrativa universale, eppure i loro scrittori si sono visti sbattere più volte la porta in faccia per un giudizio frettoloso degli editori o per questioni politiche o culturali del loro tempo.

Tra i libri rifiutati dagli editori, ce ne sono alcuni che non solo sono diventati dei best seller editoriali ma dei veri capolavori cinematografici e alcuni sono delle inesauribili miniere d’oro che hanno cambiato la vita dei loro autori.

Vediamo i rifiuti più clamorosi!

Iniziamo con il “Diario” di Anna Franck che fu respinto per ben 15 volte prima di essere pubblicato, Il motivo? «La ragazza non possiede, a mio parere, una speciale percezione o sensibilità che sollevi quel libro al di sopra del livello di curiosità». Se Anna e il padre Otto, che aveva corretto le bozze, si fossero fatti scoraggiare, non avremmo quello che oggi rappresenta la testimonianza più significativa e universalmente conosciuta e studiata sulla Shoah.

Stessa sorte per “La fattoria degli animali” di Orwell respinto non solo dal suo stesso editore ma da altre case editrici tra le quali la Faber dove il famoso critico e premio Nobel statunitense T. S. Eliot, pur apprezzando la prosa del testo, lo descrisse come un messaggero di negatività, aggiungendo che in ogni caso questi maiali sono stati «molto più intelligenti di tutti gli altri animali, e quindi i più adatti a governare la loro fattoria. La fattoria degli animali non avrebbe potuto nemmeno esistere senza di loro. Dunque non abbiamo bisogno di più comunismo, ma di più maiali dotati di spirito». Eliot aveva dato involontariamente ragione a quanto Orwell stava denunciando nel libro, ovvero gli effetti nefasti del capitalismo.

In Italia troviamo il clamoroso rifiuto de “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa da parte del critico Elio Vittorini che lo giudicò per i modi, il tono il linguaggio e l’impostazione narrativa, «vecchiotto, da fine Ottocento».

Il capolavoro di Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto” fu stroncato dal premio Nobel per la letteratura André Gide che poi gli scrisse una lettera di scuse – e rimorsi – per averlo rifiutato: «Non me lo perdonerò mai!».

Poi abbiamo Stephen King con “Carrie” il suo primo romanzo: «Non siamo interessati alla fantascienza distopica. Non vende.». Il libro uscì nel 1974 con una tiratura di 30 mila copie e poi l’anno dopo sbancò con la vendita di oltre 1 milione di copie.

Sicuramente il rifiuto più clamoroso per i nostri tempi è stato il libro di “Harry Potter e la pietra filosofale” di J.K. Rowling: il romanzo venne bocciato per ben dodici volte. Oggi è tradotto in 79 lingue con oltre 450 milioni di copie vendute e ha fruttato alla sua autrice, insieme a trasposizioni cinematografiche, musical e gadget, un patrimonio di molto superiore a quello della regina Elisabetta con oltre 800 milioni di euro.

Cosa ci insegnano queste esperienze? Che il primo giudizio non è sempre quello corretto e che dobbiamo provare senza sosta, senza farsi scoraggiare e con spirito di resilienza se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi e successi.

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Copertina di Chiara Morelli tutti idiritti riservati 2024

Fantasma987, Concessione della licenza CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Harry Potter Book and Wand” by Suzelfe is licensed under CC BY-SA 4.0.

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