8 marzo: non chiamatela Festa della Donna
Tante versioni fantasiose circolano sulle origini della “Festa della Donna” che non trovano però riscontri storici o documentazioni valide; un esempio per tutti, l’erronea convinzione, nata nel secondo dopoguerra, che la questione femminile abbia avuto origine dalla tragedia del 1908 della fabbrica Cottons di New York. Con grande probabilità, questa convinzione si riferisce a un altro evento: l’incendio del 1911 scoppiato nelle fabbriche Triangle, dove morirono sia donne sia uomini.
Resta di fatto che l’8 marzo non è la Festa della Donna, occasione per andare a cena fuori con le amiche, ma è la Giornata per i Diritti della Donna e per la Pace Internazionale, una giornata di riflessione per ricordare la lotta che le donne del passato e del presente hanno fatto e stanno facendo in nome delle conquiste sociali, economiche e politiche, una giornata per ricordare come disse Virginia Woolf che: “La guerra non appartiene alla storia della donna”.
Di passi avanti ce ne sono stati, primo fra tutti il Suffragio Universale del 1945 che ha consentito alle donne di esercitare il diritto di voto, però ancor oggi viviamo in un mondo che non sa apprezzare a pieno la beltà e le potenzialità del mondo femminile, la nostra intelligenza, la lotta che combattiamo per affermarci nel mondo del lavoro, il nostro enorme sforzo organizzativo per gestire la casa, per dividerci tra vita pubblica e privata.
Enorme è stato nella storia il contributo femminile per il benessere di tutti: Mary Anderson inventò i tergicristalli, Elizabeth Magie il Monopoly (molto più di un semplice gioco da tavolo), Grace Hopper programmò il primo computer, Josephin Cochrane inventò la lavastoviglie, Tabitha Babbit la sega circolare, Caresse Crosby il reggiseno, solo per citarne alcune.
C’è poi il valore incommensurabile delle donne in ambito medico-scientifico: Marie Curie, due Premi Nobel per la chimica e per la fisica (a distanza di 80 anni dalla morte i suoi resti e i suoi oggetti rimangono tuttora radioattivi), Rosalind Franklin la vera scopritrice del DNA che ha portato all’identificazione della struttura a doppia elica, Maria Goeppert Premio Nobel per la Fisica che scoprì il guscio del nucleo atomico, Dorothy Hodgkin Premio Nobel per la Chimica per le sue tecniche legate ai raggi X, Gertrude Belle Eliot Premio Nobel per la Medicina che permise di iniziare cure efficaci contro l’AIDS, e poi l’astrofisica Margherita Hack, la prima donna Italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste, Rita Levi Montalcini, che ha speso la sua vita per la ricerca e che, scoprendo la molecola Ngf, ha aperto al mondo intero la strada per la cura dei tumori, della SLA e dell’Alzheimer.
Immenso contributo in ambito sociale hanno portato donne come la scrittrice Grazia Deledda unica Italiana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, Maria Montessori educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile divenuta famosa per il suo metodo educativo, ancor oggi usato in tutto il mondo.
Ricordiamo infine una tra le donne più famose in assoluto per bontà, sacrificio e per il suo lavoro instancabile tra le vittime della povertà di Calcutta: Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la Pace, proclamata Santa da Papa Francesco il 4 settembre 2016.
Nonostante ciò, la disuguaglianza sociale a sfavore delle donne è ancora presente nella vita quotidiana e crea al mondo femminile non pochi ostacoli. Per curiosità, vi siete mai domandati come mai ci siano pochissime strade italiane intitolate alle donne nonostante abbiano fatto la Storia? Sono solo il 7 % di tutto il territorio nazionale e quasi tutte sono sante o martiri.
C’è ancora tanta strada da fare, come afferma l’ONU: “Il mondo ha fatto progressi senza precedenti ma in nessun paese è stata raggiunta la piena parità di genere”.
Tante sono le discriminazioni e le violenze subite dalle donne in tutto il mondo: abusi, gravidanze non desiderate, spose bambine, maltrattamenti fisici e psicologici in famiglia che le donne non denunciano per paura, per amore dei figli, per vergogna o perché non hanno un minimo di indipendenza economica, e quando lo fanno, quando trovano il coraggio di denunciare, spesso non vengono nemmeno credute. Così ogni giorno il mondo assiste a storie di solitudine, emarginazione e brutalità inenarrabili e inconcepibili.
Nel 2015, 193 Paesi hanno sottoscritto l’Agenda ONU 2030, contenente il programma di azioni considerate fondamentali per lo sviluppo sostenibile del Pianeta Terra. Il programma si snoda in 17 obiettivi primari. L’ONU ha affiancato all’Agenda il documento “Trasformare le promesse in azione: parità di genere”. Il documento sintetizza le disparità di genere, a causa delle quali lo sviluppo sostenibile non potrà essere raggiunto se queste non saranno eliminate. Considerato che, su una popolazione mondiale di oltre 8 miliardi, le percentuali tra uomini e donne sono 50,4% per i primi e 49,6% per le seconde, tra i dati forniti dall’ONU, quelli più significativi riguardanti la disparità di genere sono:
- In 18 Paesi, i mariti hanno il diritto legale di impedire alle proprie mogli di lavorare;
- In 39 Paesi, le figlie femmine non hanno gli stessi diritti dei loro fratelli in materia di eredità;
- In 49 Paesi non esistono leggi che proteggano le donne dalla violenza domestica;
- 1 donna su 5 con meno di 50 anni ha fatto esperienza di violenza fisica o sessuale fatta da uomini che conoscevano;
- A livello globale, in un periodo di 12 mesi, 750 milioni di donne sono state costrette a sposarsi prima dei 18 anni. Nello stesso periodo, almeno 200 milioni di donne, in 30 Paesi, hanno subito mutilazioni agli organi genitali;
- Circa 140 donne al giorno vengono uccise da membri delle proprie famiglie o da persone a loro vicine;
- Le donne svolgono 3 volte tanto, rispetto agli uomini, lavoro domestico non retribuito;
- I membri parlamentari donna rappresentano solo il 24,9% del totale; solo 4 Paesi hanno raggiunto il 50%;
- I capi di stato o di governo donna rappresentano meno del 10% nei Paesi riconosciuti dall’ONU
- solo il 63% delle donne in età lavorativa è effettivamente impiegato. La disparità di retribuzione tra lavoratori e lavoratrici è pari al 23% a sfavore di queste ultime;
- Le ricercatrici rappresentano solo il 29% del totale.
Questi dati sono solo la minima parte delle questioni relative alle disparità di genere con le quali milioni di donne sono costrette a confrontarsi, ogni giorno, in ogni campo della vita umana, e su questo dobbiamo riflettere oggi e tutti i giorni della nostra vita pubblica e privata, e cercare con tutte le nostre forze, e in tutte le nostre azioni, di creare una società dove le disparità qualsiasi esse siano, qualsiasi persona esse colpiscano, rimangano soltanto un brutto ricordo.
Ambra Frezza
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